Da quando è in atto la grande crisi economica, una delle espressioni di cui si sente parlare è la monetizzazione del debito pubblico. Che cosa si intende esattamente con queste parole? Si tratta di un procedimento di riduzione del debito pubblico di uno Stato mediante l’acquisto di grandi quantitativi di titoli di Stato da parte di un’importante autorità monetaria. La conseguenza di questo acquisto è l’aumento della moneta in circolazione.
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Che cosa significherebbe nel concreto tutto ciò per l’Italia? Ha a che fare con l’obiettivo impellente di ridurre il debito pubblico del paese, che viaggia sopra il 50% del PIL. Considerando le dinamiche della liquidità mondiale e il fatto che vari paesi stanno perseguendo la monetizzazione del debito sovrano, alcuni economisti hanno esaminato la possibilità di una parziale monetizzazione anche per il nostro debito. Mediante un’operazione chiamata buy-back e un accordo tra BCE, Banca d’Italia e il Tesoro italiano.
Su mercati, infatti, i titoli italiani quotano a 70 centesimi di euro a fronte di un futuro rimborso a 100. Si potrebbe in questa maniera ipotizzare un accordo tra la BCE (con un intervento della Banca d’Italia) in cui la prima finanzi la seconda mediante lo Stability Fund, consentendole di ritirare dal mercato i titoli italiani a un prezzo inferiore ai futuri valori di rimborso. Con il buy-back si determina così il loro annullamento e la loro compensazione.
Fonte: Solofinanza.it - C.C.
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Su mercati, infatti, i titoli italiani quotano a 70 centesimi di euro a fronte di un futuro rimborso a 100. Si potrebbe in questa maniera ipotizzare un accordo tra la BCE (con un intervento della Banca d’Italia) in cui la prima finanzi la seconda mediante lo Stability Fund, consentendole di ritirare dal mercato i titoli italiani a un prezzo inferiore ai futuri valori di rimborso. Con il buy-back si determina così il loro annullamento e la loro compensazione.
Fonte: Solofinanza.it - C.C.