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Il greggio rimbalza dal minimo di 2 settimane tra gli scontri in Medio Oriente

Pubblicato 16.03.2011, 10:31
Futures Pros – I futures del greggio hanno cancellato le recenti perdite, rimbalzando dal minimo di due settimane nell’escalation degli scontri in Bahrain che alimentano i timori sull’eventuale diffusione dei disordini in riguarda in Arabia Saudita, il più grande esportatore del mondo di greggio.

Il New York Mercantile Exchange ha scambiato i futures del greggio con consegna ad aprile a 98,39 dollari al barile, in salita dello 0,9% durante la mattinata degli scambi europei.

Il Bahrain ha dichiarato lo stato di emergenza marted, dopo che la famiglia reale Al-Khalifa aveva chiesto agli altri cinque Stati del Consiglio di Cooperazione del Golfo una task force di sicurezza per supportare la polizia nelle manifestazioni anti-governative.

Circa 1.000 soldati dall’Arabia Saudita sono arrivati lunedì in Bahrain, per sostenere i governanti sunniti del paese limitrofo.

Il Bahrain produce circa 0,5 milioni di barili di petrolio greggio al giorno, mentre l'Arabia Saudita è il più grande esportatore tra i membri dell'OPEC e produce circa 8,4 milioni di barili di petrolio al giorno.

Il calo del greggio deriva dalle preoccupazioni per il calo della domanda dal Giappone, terzo più grande consumatore di petrolio al mondo, alle prese con il pericolo di una catastrofe nucleare.

Nel corso della giornata, l’EIA (l'Amministrazione per l'Informazione sull'Energia) degli Stati Uniti rilascerà il suo attesissimo report delle scorte di petrolio greggio per la settimana conclusa il 11 marzo.

I dati potrebbero dimostrare che le scorte di petrolio greggio degli Stati Uniti sono aumentate di 1,75 milioni di barili, dopo essere saliti di 2,5 milioni di barili rispetto alla settimana precedente.

I dati relativi al settore pubblicato dall'American Petroleum Institute martedì hanno mostrato che le scorte greggio Usa sono salite di 0,9 milioni di barili la scorsa settimana.

L’ ICE Futures Exchange, ha scambiato i futures Brent con consegna a maggio a 110,19 dollari al barile, in salita dell’1,37% e 11.80 sulla controparte statunitense.

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