di Antonella Cinelli
ROMA (Reuters) - "Un dato drammatico". Così Giorgio Squinzi, numero uno degli industriali, ha definito le cifre sulla disoccupazione di luglio diffuse oggi da Istat, con un tasso generale tornato a salire al 12,6%, molto vicino al massimo storico del 12,7% dello scorso novembre.
Va un po' meglio per i giovani, con il tasso di disoccupazione dei 15-24enni che si attesta al 42,9% rispetto al 43,7% di giugno, quando si era registrato il valore più alto sia dall'inizio delle serie storiche mensili (2004) che dall'avvio di quelle trimestrali (primo trimestre 1977).
Il livello di disoccupazione in Italia resta comunque ben al di sopra di quello dell'eurozona, dove il tasso generale - secondo i dati diffusi sempre oggi da Eurostat - è stabile all'11,5%, in linea con le attese degli analisti.
"E' un dato drammatico. È questo quello su cui dobbiamo riflettere", ha detto Squinzi al Meeting di Cl a Rimini.
Per la Cgil il dato odierno dimostra che il decreto Poletti convertito in legge a metà maggio - contro cui, peraltro, l'organizzazione sindacale ha presentato ricorso alla Commissione europea - non ha funzionato.
"Bisogna cambiare direzione [...] I dati confermano che l'unica cosa che è aumentata è la precarietà", commenta in una nota Serena Sorrentino, segretario nazionale Cgil.
Di parere opposto il ministro del Welfare Giuliano Poletti, confortato dai dati dell'Isfol sulle attivazioni di nuovi contratti ad aprile-giugno (+3,1% su anno e +0,7% congiunturale).
"L'elemento più significativo è che l'aumento su base tendenziale trova la sua componente più forte in un aumento del 16,1% dei contratti di apprendistato, con una decisa inversione della tendenza alla diminuzione", spiega Poletti in una nota, in cui aggiunge che "accanto all'aumento del 3,9% dei contratti a termine, è poi di particolare rilievo l'incremento dell'1,4% dei contratti a tempo indeterminato, la prima variazione positiva dopo due anni".
Guardando al secondo trimestre - i cui dati non destagionalizzati non sono raffrontabili con quelli mensili destagionalizzati, precisa Istat - il tasso di disoccupazione si attesta al 12,3% e arriva al 41,5% per i 15-24enni, dati che si raffrontano rispettivamente con il 12% e il 37,3% registrati nel secondo trimestre 2013.
A luglio il tasso di occupazione è calato di 0,1 punti su mese, al 55,6%, con gli occupati - 22,360 milioni - diminuiti dello 0,2% rispetto a giugno e dello 0,3% su base annua.
Il numero di inattivi diminuisce dello 0,2% nel confronto con giugno e dell'1,1% rispetto a dodici mesi prima. Il tasso si attesta al 36,3%, in calo di 0,1 punti in termini congiunturali e di 0,3 punti su base annua.
"IL PEGGIO E' PASSATO"
Ma se gli industriali vedono nero, sul fronte degli economisti c'è chi è cautamente ottimista. Come Paolo Mameli, senior economist di Intesa San Paolo, convinto che "anche per l'occupazione il peggio sia passato".
"L'aumento della disoccupazione di luglio non deve destare eccessiva preoccupazione, come non aveva suscitato entusiasmo il calo di giugno" di 0,3 punti, commenta Mameli. "Al di là della volatilità su base mensile, il mercato del lavoro è in via di stabilizzazione".
Dai dati trimestrali arriva in effetti qualche segnale rassicurante: ad aprile-giugno, sottolinea Istat, rallenta la flessione su base annua del numero di occupati, e si interrompe il calo dell'occupazione maschile. Inoltre nell'industria in senso stretto riprende la crescita dell'occupazione: +2,8%, pari a 124.000 unità.
Certo il lavoro sembra essere una delle questioni che più preoccupano le famiglie italiane in questo periodo, come emerge anche dal dato sulla fiducia dei consumatori diffuso da Istat due giorni fa: ad agosto sono saliti per il terzo mese consecutivo i timori sulla disoccupazione, con il relativo indice passato a 56 dal 53 di luglio e dal minimo di 43 toccato a maggio.
"Dobbiamo essere pronti a fare sacrifici e serve sia la politica a indicare quali sono", è l'appello che da Rimini Squinzi lancia al premier Matteo Renzi.
Con il decreto lavoro, prima gamba del Jobs Act, il governo ha reso più facile per le aziende fare uso dei contratti di apprendistato e a termine.
Ma la vera partita sul lavoro per l'esecutivo guidato dall'ex sindaco di Firenze si gioca sul disegno di legge delega all'esame del Senato, che ha l'ambizione di semplificare i contratti - oggi oltre 40 - e riformare gli ammortizzatori sociali. L'obiettivo è l'approvazione del testo entro l'anno, ma l'iter parlamentare è rallentato dai lavori sulle riforme.
-- ha collaborato da Rimini Paolo Biondi
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