Investing.com - I futures del petrolio sono in salita questo martedì, ma i guadagni sono limitati dai timori per la crescita globale e per la zona euro che contrastano l’effetto delle tensioni tra Occidente e Iran.
Sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna a novembre sono stati scambiati a 92,20 dollari al barile, in salita dello 0,32%.
Stamane i prezzi sono scesi dell’1,75% al minimo della seduta di 91,26 dollari al barile, il minimo dal 20 settembre, quando i prezzi hanno toccato il minimo di sei settimane di 90,96 dollari al barile.
La serie di misure di stimolo monetario adottate da diverse banche centrali mondiali, hanno causato una recente impennata dei prezzi, che sembra però essere rientrata dopo che gli investitori sono tornati ai timori per l’economia globale.
Il petrolio scambiato a New York è sceso del 6% la scorsa settimana, nei timori sulle previsioni globali e sull’impatto sulla domanda futura.
Intanto la Grecia continua a destare preoccupazioni, nell’attesa che Atene presenti un pacchetto di tagli alla spesa pubblica chiesto dai creditori internazionali alla fine di questa settimana, nei timori che il buco del bilancio sia più ampio di quanto precedentemente stimato.
Intanto il sentimento è stato supportato dal rilascio dei dati incoraggianti sulla fiducia dei consumatori tedeschi.
L’indice GfK di previsione delle fiducia dei consumatori tedeschi è invariato ad ottobre a 5,9, in linea con le aspettative. La componente delle aspettative economiche dell’indice è salito a meno 17,2 a settembre, da meno 18,9 ad agosto.
L’indice del dollaro, che replica la performance del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, è salito dello 0,16% a 79,71.
Un dollaro più forte rende le materie prime espresse in dollari più costose per i titolari di altre valute, come yen e euro.
Sull’ICE Futures Exchange, i futures sul petrolio Brent con consegna a novembre sono saliti dello 0,47%, a 110,33 dollari al barile, con lo spread tra i contratti Brent e quelli del greggio a 18,13 dollari al barile.
Sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna a novembre sono stati scambiati a 92,20 dollari al barile, in salita dello 0,32%.
Stamane i prezzi sono scesi dell’1,75% al minimo della seduta di 91,26 dollari al barile, il minimo dal 20 settembre, quando i prezzi hanno toccato il minimo di sei settimane di 90,96 dollari al barile.
La serie di misure di stimolo monetario adottate da diverse banche centrali mondiali, hanno causato una recente impennata dei prezzi, che sembra però essere rientrata dopo che gli investitori sono tornati ai timori per l’economia globale.
Il petrolio scambiato a New York è sceso del 6% la scorsa settimana, nei timori sulle previsioni globali e sull’impatto sulla domanda futura.
Intanto la Grecia continua a destare preoccupazioni, nell’attesa che Atene presenti un pacchetto di tagli alla spesa pubblica chiesto dai creditori internazionali alla fine di questa settimana, nei timori che il buco del bilancio sia più ampio di quanto precedentemente stimato.
Intanto il sentimento è stato supportato dal rilascio dei dati incoraggianti sulla fiducia dei consumatori tedeschi.
L’indice GfK di previsione delle fiducia dei consumatori tedeschi è invariato ad ottobre a 5,9, in linea con le aspettative. La componente delle aspettative economiche dell’indice è salito a meno 17,2 a settembre, da meno 18,9 ad agosto.
L’indice del dollaro, che replica la performance del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, è salito dello 0,16% a 79,71.
Un dollaro più forte rende le materie prime espresse in dollari più costose per i titolari di altre valute, come yen e euro.
Sull’ICE Futures Exchange, i futures sul petrolio Brent con consegna a novembre sono saliti dello 0,47%, a 110,33 dollari al barile, con lo spread tra i contratti Brent e quelli del greggio a 18,13 dollari al barile.