Di Geoffrey Smith
Investing.com - Rally dello yen dopo che la Banca del Giappone è intervenuta a supporto del valuta per la prima volta dal 1998, qualche minuto dopo aver segnalato che "non è ancora il momento" per inasprire la politica monetaria.
La moneta nipponica è rimbalzata dal minimo di 24 anni di 145,90 contro il dollaro, arrivando a ben 140,73 prima di cominciare a ritracciare. Alle 11:25 CEST, il dollaro ha recuperato circa metà del terreno perso attestandosi a 142,44, in calo dell’1,2% sulla giornata.
La decisione è molto importante all'interno dei mercati forex perché negli ultimi tre decenni le banche centrali dei paesi sviluppati hanno evitato di intervenire sui mercati forex, consentendo alle loro monete di muoversi in linea con i fondamentali.
E i fondamentali dello yen sono stati negativi nel corso del 2022, con la Banca del Giappone che si è rifiutata di alzare i tassi di interesse, facendo salire i sovrapprezzi di altre valute come dollaro, sterlina e persino euro.
Gli analisti affermano che l’intervento "difficilmente impedirà allo yen di indebolirsi ancora sul medio termine", ma i partecipanti dei mercati potrebbero pensarci due volte prima di shortare ulteriormente la valuta.
“Per il momento, potremmo vedere una riduzione delle short sullo yen, soprattutto se la BoJ continuerà ad intervenire sul mercato per conto del Ministero delle Finanze all’inizio della prossima settimana”, spiegano gli analisti di Informa Global Markets in una nota ai clienti. “È chiaro che il Giappone ha bisogno di arginare la debolezza dello yen prima che crei ulteriori tensioni rialziste per i prezzi nazionali”.
E aggiungono: “Un intervento unilaterale del Giappone difficilmente innescherà in modo sostenibile una ripresa dello yen, dal momento che il contesto è rappresentato da una Fed aggressiva e dalla forza del dollaro”.
La decisione arriva un giorno dopo che la Federal Reserve ha alzato il target range per i fondi Fed di altri 75 punti base al 3%-3,25% ed ha segnalato l’intenzione di portarlo sopra il 4% il prossimo anno, nel tentativo di far scendere l’inflazione dal massimo di 40 anni al livello del 2%.
La Banca guidata da Kuroda, considerato l'ultimo samurai della poltica monetaria ultra-dovish, ha lasciato i tassi invariati ed ha confermato il target di rendimento sui bond a lungo termine, spiegando che la debolezza della domanda in Giappone farà sì che l’inflazione "scenda da sola nel corso del 2023".
“Con situazioni di prezzo ed economiche chiaramente diverse, il Giappone non ha bisogno di rimuovere i tassi negativi solo perché gli altri lo fanno”, ha dichiarato il Governatore della BoJ Haruhiko Kuroda nella conferenza stampa post-vertice.