SAN DONATO MILANESE (Reuters) - Se il contratto nazionale dei bancari verrà disdettato entro fine anno, i sindacati sono pronti a scendere in piazza con una reazione molto forte.
Lo ha detto Lando Maria Sileoni, segretario della Fabi, a margine del congresso nazionale in corso a San Donato Milanese.
"Chiediamo di poter creare le condizioni per non fare strappi. Se ci costringeranno con la disdetta del contratto nazionale, siamo pronti a scendere in piazza in 50-60.000. Troveranno da parte nostra una reazione molto forte", ha detto Sileoni.
Le ragioni di questa presa di posizione ferma sono molteplici: da un lato il contratto è fermo da anni, dall'altro il sindacato vuole tutelare anche la clientela in merito alla vendita di prodotti a rischio per i quali "a metterci la faccia sono gli impiegati allo sportello", ha spiegato Sileoni.
A questo proposito Sileoni ha preannunciato un incontro in Abi il 12 dicembre per fare il punto sulla mancata applicazione dell'accordo siglato a febbraio 2017 rispetto alle politiche commerciali.
"Se questo accordo non andrà a buon fine faremo una giornata di sciopero, organizzeremo con le altre sigle un forte dissenso in tutta la categoria", ha aggiunto.
Tornando sul contratto, Sileoni ha spiegato che la piattaforma sta per essere ultimata e i perni saranno il recupero dell'inflazione e il riconoscimento della produttività anche alla luce del fatto che le banche italiane chiuderanno il 2018 con 10 miliardi di utili, mentre per il 2019 la previsione è di 12,5 miliardi.
Sul tema è intervenuto, sempre a margine del congresso Fabi, Antonio Patuelli, presidente dell'Abi.
"Io non guardo mai le minacce, sono per usare sempre in maniera costruttiva il metodo della ragione. Negli anni più difficili, che dovrebbero ormai essere alle nostre spalle, si sono risolti tanti problemi di crisi aziendali con la costruttività del dialogo tra le banche e le rappresentanze sindacali", ha spiegato.
"Dobbiamo costruire l'avvenire con tutto il positivo metodologico che abbiamo maturato soprattutto in questi anni di grandissime difficoltà. E quindi: innanzitutto rispetto, un dialogo costruttivo, la ricerca di soluzioni per tutto il settore, che deve esser visto come un insieme dove tutti lavoriamo per la ripresa complessiva del nostro Paese e delle banche che ne sono un fattore assolutamente indispensabile. Io ragiono in modo costruttivo: sono per il dialogo e la costruttività. Le subordinate indeboliscono la principale", ha concluso.
(Gianluca Semeraro)