ROMA (Reuters) - Nelle motivazioni della sentenza con cui il 9 novembre la Cassazione ha respinto il ricorso del segretario della Lega Matteo Salvini contro l'ordinanza del Riesame di Genova che aveva dato il via libera a ulteriori sequestri sui conti del partito, i supremi giudici scrivono che anche i contributi versati da privati in piena conformità alla normativa sul finanziamento ai partiti possono essere sottoposti a confisca.
Le motivazioni del verdetto emesso dalla Sesta Sezione Penale della Cassazione, che Reuters ha potuto leggere, confermano nuovamente che la confisca può protrasi fino al raggiungimento dei 48,9 milioni frutto della presunta truffa sui rimborsi elettorali risalente alla gestione Umberto Bossi-Francesco Belsito tra il 2008 e il 2010.
Rispondendo a una delle questioni sollevate dai legali di Salvini -- cioè se fosse ammissibile, anche dal punto di vista costituzionale, la possibilità "di assoggettare a sequestro preventivo e poi a confisca, quale profitto del reato, somme di accertata provenienza lecita" -- i giudici, pur premettendo che la questione attiene al processo di merito in corso, ribadiscono che il principio da applicare è quello "dell'irrilevanza della provenienza del denaro", enunciato dalla Seconda sezione della Cassazione nella sentenza con cui in aprile, accogliendo il ricorso della Procura di Genova, aveva dato il via libera ai sequestri.
La Corte di Appello di Genova ha confermato il 26 novembre la confisca stabilita nella sentenza di primo grado del Tribunale.
In settembre infine la procura di Genova aveva accolto le istanze dei difensori della Lega sulle modalità di esecuzione del sequestro complessivo da circa 49 milioni, che avverrà attraverso il versamento di 600.000 euro annui.