Tutto il mondo ha fame di chip che non si trovano. Auto, pc, telefonini, video, console per giochi, server, servizi cloud, in pochi anni la dipendenza dal cuore intelligente dell’elettronica, i microprocessori è aumentata. Il loro numero all’interno di ogni singolo prodotto continua a crescere, la connettività super veloce ne permette l’utilizzo in remoto portando all’esplosione dei servizi cloud. In più si aggiunge il boom della blockchain e delle criptovalute, dell’auto elettrica, dei robot e l’intelligenza artificiale, in una guerra tra nazioni che puntano al primato nel settore. Se a questo ci aggiungiamo, l’effetto lockdown che ha costretto milioni di persone a lavorare in smartworking appare chiaro perché di colpo un settore che sembrava in sovracapacità produttiva non riesce più a far fronte alla domanda.
Risultato? Interi settori costretti a produrre a singhiozzo. Il primo a denunciare la mancanza di processori è stato il comparto auto. I fermi nelle fabbriche di Ford, secondo cui lo stop alla produzione per mancanza di chip si tradurrà in un calo della produzione di 1,1, milioni di veicoli quest’anno hanno seguito quelli di Volkswagen (DE:VOWG), Stellantis (MI:STLA), Volvo, Jaguar, Land Rover Mitsubishi. Se nel 2000 il costo di tutta la parte elettronica di un’auto pesava per il 18% dei costi totale, nel 2030 si stima salga al 45% dell’intera vettura.
Anche in altri comparti quando si parla di chip, la musica non cambia, Apple (NASDAQ:AAPL) ha avvertito che i vincoli di fornitura stanno paralizzando le vendite di iPad e Mac. Mentre sul fronte pc è difficile trovare apparecchi con i chip di ultima generazione, stesso tema sui video e console per gaming.
Uno scenario che si trasforma in ottimismo da parte dei maggiori ceo del comparto. Stamattina l’Ad di Stm (PA:STM), Jean Marc Chéry ha dichiarato al Financial Times che la carenza di semiconduttori aumenta la forza contrattuale dell’industria dei produttori di chip.
Nei giorni scorsi l’amministratrice delegata di Amd, Lisa Su ha dichiarato “E’ un momento unico per il mercato dei semiconduttori. Le persone stanno realizzando quanto i chip siano indispensabili e francamente è questo il motivo per cui ho deciso di operare in questo settore”. Settimana scorsa, il ceo di Intel (NASDAQ:INTC) ha dichiarato alla cbs che la carenza di approvvigionamento può essere alleviata solo entro la fine dell'anno o all'inizio del 2022. Il mercato dei chip è complesso, se è vero che il 75% è prodotto nelle “fonderie” asiatiche, gli Usa “detengono il 90% del mercato degli strumenti EDA, software di automazione della progettazione elettronica del layout dei microchip. Si può dire che sono specializzati nel design dei chip, ma poi quando si tratta di forgiarli si rivolgono a Taiwan”. Nel settore anche gli Stati Uniti sembrano decisi ad intervenire con aiuti al comparto per limare la dipendenza della Cina.
Per approfittare di questo scenario una soluzione interessante potrebbe essere il certificate emesso da Unicredit (MI:CRDI) con cedole incondizionate dello 0,5% al mese (6% annuo) e Isin identificativo DE000HV4M9J9, sottostante Amd, (primo rivale di Intel nella produzione di chip). La barriera di tipo europeo è profonda il 60%.
I premi incondizionati offrono un ottimo flusso cedolare e la barriera a scadenza protegge fino a cali del sottostante del 40%. L’ultimo e unico giorno di valutazione è fissato il 20 giugno 2024 (questa è la sola data in cui il coupon non è garantito ma condizionato alla barriera del 60%). Il livello di strike è pari a 85,41 dollari e la barriera è fissata a 51,246 dollari. Il certificate ha opzione Quanto ovvero non espone l’investitore al rischio cambio.
Oggi il prodotto passa di mano sotto la pari a 96,6 euro e alla data di valutazione finale avremmo il classico scenario digitale: con Amd sopra il livello di barriera, il certificate verrà ritirato a 100 euro, dunque oltre a tutte le cedole incassate (38 da 0,5% al mese), l’investitore registrerà una plusvalenza data dalla differenza del prezzo di rimborso e quello di acquisto 100-96,6 euro. In tutto in tre anni e un mese l’investitore porterà a casa 19 euro + 3,4 euro di capital gain, 22,4 euro su 96,6 (circa il 7,4% l’anno).
Con Amd sotto la barriera il certificate verrà rimborsato a 100 euro meno la performance di Amd rispetto al livello iniziale. Se, per puro esempio, Amd, a scadenza dovesse aver perso il 50% dal livello iniziale, il certificate verrà rimborsato a 50 euro, i conti per l’investitore saranno: 37 cedole da 50 centesimi sottratte la perdite da 96,6 euro di acquisto e i 50 euro di rimborso si arriva a 28,1 euro di perdita per certificato.
L’idea di investimento sottostante è quella di estrarre cedole interessanti su un titolo come Amd attesa in crescita. Il consensus raccolto da Refinitiv vede 22 buy, 14 hold e solo un’indicazione di vendita con un target price a 110 dollari.
Se, come si aspettano gli analisti, il titolo dovesse proseguire il suo trend rialzista, l’investitore potrebbe liquidare in anticipo il certificate, in quanto un aumento dei valore di Amd, allontanando il rischio barriera a scadenza, porterebbe a un aumento del prezzo del certificate.
Unicredit è andata oltre e ha studiato una serie di certificate con cedole incondizionate su sottostanti unici e barriere profonde, un mix di opzioni che riesce a offrire rendimento e protezione. Qui è possibile visionare l’ultima emissione
Contenuto sponsorizzato offerto da Unicredit Bank AG