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Se anche la Bank of Japan entra nel club della ‘fine dell’accomodamento’ monetario

Pubblicato 30.07.2018, 18:25
Se anche la Bank of Japan entra nel club della ‘fine dell’accomodamento’ monetario
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Rendimenti obbligazionari leggermente più elevati in Giappone potrebbero riflettersi in un movimento al rialzo dei rendimenti francesi e tedeschi con implicazioni importanti sui mercati.

La tregua tra Stati Uniti ed Unione Europea, in tema di dazi commerciali, è accolta con favore. Tuttavia, non solo non cancella del tutto gli attriti che si sono venuti a creare negli ultimi tempi nelle relazioni tra la Casa Bianca e Bruxelles/ Berlino, ma rischia di fornire a Washington l’assist per intensificare gli sforzi in direzione di Pechino. Come dire che, dal punto di vista dei mercati, una disputa commerciale guidata da Trump resta un rischio.

I TRE ASPETTI CHE INTERESSANO I MERCATI

“Per i mercati sono forse tre gli aspetti che balzano agli occhi,” fa sapere Michael O’Sullivan, Chief Investment Officer, International Wealth Management, Credit Suisse. Il primo riguarda la prospettiva di zero dazi o dazi molto bassi per il settore auto e le sue catene di fornitura molto complesse. Si tratta di un fattore positivo in quanto alleggerisce le pressioni su un settore che ora appare molto economico. Basti pensare, solo per citare uno dei suoi punti di forza, che alcune tra le maggiori case automobilistiche pagano dividendi vicini al 6%.

VALUTAZIONI ATTRAENTI

Se venisse scongiurata la minaccia di un rialzo dei dazi, valutazioni attraenti e dividendi allettanti costituirebbero due fattori di notevole appeal per gli investitori. “Inoltre, vale la pena notare che il DAX della Borsa di Francoforte, molto sensibile al settore auto (in quanto diversi colossi motoristici sono tedeschi e sono inclusi nell’indice) è il nostro mercato azionario preferito in Europa”, specifica Michael O’Sullivan.

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PIÙ INFLAZIONE E MENO MARGINI DI PROFITTO

La seconda questione riguarda invece sia i profit warning di GM che le dichiarazioni del management della Coca Cola (NYSE:KO) (che ha riferito che il costo di produzione della bevanda in lattina sta aumentando), entrambi riconducibili ai prezzi più elevati dell’acciaio derivanti dai dazi. Una conferma, qualora ce ne fosse bisogno, di come la disputa commerciale si stia già trasferendo sull’inflazione e anche sui margini di profitto. “Di solito, una cattiva politica economica viene fermata o reindirizzata quando i suoi effetti negativi diventano evidenti nel mondo reale. Su tale base, vaglieremo accuratamente i commenti dei CEO durante la stagione degli utili alla ricerca di segnali di effetti dirompenti della disputa commerciale”, sottolinea Michael O’Sullivan.

I TASSI A LUNGO TERMINE DEL GIAPPONE

Il terzo fattore riguarda la possibile influenza dei tassi a lungo termine giapponesi sugli asset esposti al ciclo. Il rialzo dei rendimenti giapponesi delle ultime settimane, benchè di ridotta entità (pari a 5 punti base, ovvero allo 0,05%), è stato indotto dalle speculazioni basate su una possibile modifica della politica monetaria della banca centrale del Giappone che potrebbe essere annunciata nella sua riunione di politica monetaria del 30/31 luglio. La Bank of Japan, alla luce degli ultimi dati sull’inflazione e sull’economia stagnante, avrebbe tutte le ragioni per non modificare la sua politica monetaria. Un suo cambio di posizione potrebbe quindi avere un effetto consistente sul reddito fisso a livello internazionale. Rendimenti obbligazionari leggermente più elevati in Giappone potrebbero essere un’ancora meno pesante per altri mercati e potrebbero riflettersi in un movimento al rialzo dei rendimenti francesi e tedeschi.

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UNA SPINTA AI FINANZIARI E AGLI AUTOMOBILISTICI

“Un cambio di regime che risulterebbe in linea con il nostro orientamento che privilegia le duration (scadenza media dei titoli obbligazionari che determina la sensibilità del portafoglio alle variazioni dei tassi di interesse, ndr) più brevi nel reddito fisso. Potrebbe anche porre fine a un periodo di appiattimento della curva dei rendimenti e, a sua volta, aiutare i titoli finanziari che, come quelli automobilistici, appaiono ipervenduti”, conclude Michael O’Sullivan.

** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da Credit Suisse


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