Investing.com - Il prezzo del greggio continua a scendere per la seconda seduta consecutiva questo martedì, gli investitori attendono i dati settimanali sulle scorte statunitensi di greggio e prodotti raffinati per valutare la forza della domanda da parte del principale consumatore mondiale di greggio.
L’American Petroleum Institute, un gruppo del settore, rilascerà il report settimanale alle 16:30 ET (21:30 GMT). I dati ufficiali della Energy Information Administration saranno rilasciati domani e si prevede un aumento di 0,1 milioni di barili, il primo dopo dieci settimane consecutive di diminuzioni.
I future del greggio West Texas Intermediate (WTI) crollano di 75 centesimi, o dell’1,2%, a 64,78 dollari al barile alle 3:35 ET (08:35 GMT), il minimo di una settimana. Ieri, il riferimento USA è sceso di 58 centesimi, o dello 0,9% a 65,56 dollari al barile.
Intanto, i future del greggio Brent, il riferimento per il prezzo del greggio al di fuori degli Stati Uniti, scendono di 67 centesimi, quasi l’1%, a 68,53 dollari al barile, dopo il crollo di 95 centesimi, o dell’1,4%, di ieri.
Il prezzo del greggio ha chiuso al ribasso ieri, staccandosi ancora dal massimo dalla fine del 2014, con i trader del greggio che valutano l’aumento della produzione statunitense rispetto agli sforzi dell’OPEC di ridurre le scorte in esubero sul mercato.
Analisti e trader avvertono che i produttori di petrolio da scisto USA potrebbero aumentare la produzione nel tentativo di trarre vantaggio dai prezzi più alti, vanificando gli sforzi dell’OPEC di ridurre le scorte in eccesso.
Il numero degli impianti di trivellazione attivi è salito di 12 unità a 759 la scorsa settimana, l’aumento settimanale maggiore da marzo.
La produzione nazionale USA ha visto una ripresa di quasi il 17% dal recente minimo della metà del 2016 e l’aumento dell’attività di trivellazione implica che la produzione salirà ancora, dal momento che i produttori sono attratti dal rialzo dei prezzi.
La produzione petrolifera statunitense è salita a 9,87 milioni di barili al giorno la scorsa settimana, il massimo dall’inizio degli anni Settanta, avvicinandosi ai livelli di produzione dei principali produttori, Russia ed Arabia Saudita.
Il prezzo del greggio è schizzato di quasi il 55% dai 43 dollari al barile di giugno, grazie agli sforzi per tagliare la produzione organizzati dall’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio e dalla Russia. I produttori a dicembre hanno deciso di estendere i tagli alla produzione petrolifera fino alla fine del 2018.
L’accordo per tagliare la produzione di 1,8 milioni di barili al giorno è stato siglato lo scorso inverno dall’OPEC, dalla Russia e da altri nove produttori. Il patto sarebbe dovuto scadere nel marzo 2018 ed era già stato prorogato.
Intanto, i future della benzina crollano dell’1,1%, a 1,898 dollari al gallone, mentre il combustibile da riscaldamento segna un crollo dell’1% a 2,076 dollari al gallone.
I future del gas naturale rimbalzano di 5,0 centesimi, o dell’1,5%, a 3,215 dollari per milione di BTU tra le aspettative di un clima freddo a febbraio.