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Istat: Italia esce da crisi con più disuguaglianza e peggiori rapporti sociali

Pubblicato 15.12.2017, 13:39
Aggiornato 15.12.2017, 13:40
© Reuters. Per le strade di Milano

© Reuters. Per le strade di Milano

ROMA (Reuters) - L'uscita dalla crisi non ha interessato tutte le fasce della popolazione e tutto il territorio nazionale: nonostante la crescita del reddito disponibile aumentano infatti le disuguaglianze, mentre gli italiani si dichiarano meno soddisfatti dei propri rapporti sociali e mostrano una minore partecipazione civica e politica.

È il quadro che emerge dal nuovo rapporto sul benessere equo e sostenibile (Bes), elaborato dall'Istat e divenuto per scelta del governo parte del ciclo di programmazione economica.

Nel 2016 il reddito disponibile pro capite delle famiglie è cresciuto dell'1,7%. Se espresso a parità di potere d'acquisto (Ppa) per depurare le differenze nei prezzi, resta comunque "inferiore del 2,3% alla media europea", spiega il Bes.

Guardando al 2015, ultimo anno di disponibilità dei dati di dettaglio, emerge che la crescita del reddito "è stata più intensa per il quinto più ricco della popolazione, trainata dal sensibile incremento della fascia alta dei redditi da lavoro autonomo, che avevano registrato ampie flessioni negli anni precedenti".

Anche le relazioni sociali mostrano una tendenza al peggioramento: tra 2015 e 2016 diminuiscono quanti si dichiarano molto soddisfatti per le relazioni familiari e amicali.

Le uniche regioni in controtendenza sono Veneto, Molise e Basilicata con significativi aumenti del volontariato, della fiducia negli altri e della soddisfazione.

Sono "decisamente negativi" i segnali sulla capacità dell'Italia di favorire prospettive lavorative per i laureati. Lo mostramo i dati sulla mobilità dei laureati tra 25 e 39 anni: nel 2016 in 16.000 hanno lasciato il paese e poco più di 5.000 sono invece rientrati. La perdita netta (-4,5 per 1.000), è in linea con il trend di peggioramento osservato negli ultimi anni (-2,4 per 1.000 nel 2012 e -4,2 nel 2015).

Dal lato positivo, nel 2016 la speranza di vita alla nascita, pari a 82,8 anni, recupera completamente la flessione del 2015 e si accompagna all'andamento positivo dei principali indicatori di mortalità. In particolare la mortalità infantile, che sintetizza la capacità del sistema sanitario di tutelare madri e neonati, scende già nel 2014 al di sotto di 3 per 1.000 nati vivi. Anche la mortalità per i tumori maligni, la principale causa di morte fra gli adulti, si riduce ulteriormente in corrispondenza dei progressi medici in questo campo (9 per 10.000 residenti).

Migliora anche la partecipazione ai processi formativi. Diminuisce nel 2016 la quota di giovani (18-24 anni) che escono da scuola senza qualifica o diploma (13,8%), in costante calo da 8 anni. Aumentano invece i giovani tra i 30 e i 34 anni che hanno concluso percorsi universitari o di pari livello (oltre il 26%).

© Reuters. Per le strade di Milano

"In entrambi i casi risultano raggiunti o superati gli obiettivi nazionali per Europa 2020 (rispettivamente 16% e 25/26%) ma l'Italia rimane lontana dalla media Ue.

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