MILANO (Reuters) - La crescita del Pil italiano rallenterà nel 2018 a 1,3% per poi scendere a 1,1% il prossimo anno.
A prevederlo è la Commissione europea nell'ambito delle stime interim odierne, con un abbassamento rispetto alla cifre del 3 maggio che indicavano +1,5% per l'anno in corso e +1,2% per il 2019.
Una crescita dell'1,5% è quanto l'Italia ha raggiunto nel 2017 e, secondo le stime di aprile del governo Gentiloni, dovrebbe conseguire anche quest'anno.
In tema di crescita l'Italia risulta il fanalino di coda tra i 19 Paesi della zona euro per entrambi gli anni. Nell'intera zona euro il Pil è in crescita del 2,1% nel 2018 e del 2,0% nel 2019 (2,3% e 2% le stime primaverili).
In rialzo le previsioni per il tasso di inflazione. Nel caso italiano le stime salgono a 1,4% (da 1,2%) per il 2018 e 1,6% (da 1,4%) per il 2019.
Potenzialmente si tratta di una buona indicazione per i conti pubblici nazionali. La minore crescita del Pil reale potrebbe essere compensata dalla maggiore inflazione nel livello del Pil nominale che sta al denominatore dei rapporti deficit/Pil e debito/Pil.
DOMANDA INTERNA SOSTIENE CRESCITA, EXPORT NETTO A RISCHIO
I più recenti indicatori economici italiani suggeriscono un rallentamento della congiuntura, sottolinea la Commissione in linea con molti previsori.
A trainare la crescita dovrebbe essere la domanda interna mentre l'export si dovraà confrontare con una situazione del commercio internazionale più sfidante.
Gli investimenti sono attesi in ripresa sostenuti dalle favorevoli condizioni di finanziamento e dagli incentivi fiscali, anche se la volatilità dei mercati finanziari, riflesso dell'incertezza interna e globale, potrebbe rinviare alcune decisioni di investimento nel breve termine.
A livello interno, poi, qualsiasi preoccupazione e incertezza sulle scelte di politica economica e possibili ricadute dei più alti rendimenti dei titoli di Stato sui costi di finanziamento delle imprese potrebbero peggiorare le condizioni di finanziamento e smorzare la crescita della domanda.