ROMA (Reuters) - Cresce il lavoro dipendente in Italia ma prevalentemente grazie ai contratti a termine, secondo l'indagine trimestrale Inps-Inail-Ministero del Lavoro-Istat-Anpal.
L'aumento congiunturale delle posizioni lavorative è stato pari, nel quarto trimestre del 2017, a 75.000 unità date dalla differenza tra 108 mila nuovi contratti a tempo determinato a fronte di un calo di 34 mila a tempo indeterminato.
"Se le prime crescono ininterrottamente dal secondo trimestre 2016, quelle a tempo indeterminato si riducono per la seconda volta dopo dieci trimestri di crescita. Il numero di attivazioni a tempo determinato raggiunge il livello massimo (1 milione 891 mila) della serie storica dal primo trimestre 2011", si legge nella nota.
Su base annua, l'aumento del lavoro dipendente a tempo determinato continua per il settimo trimestre consecutivo a ritmi crescenti (+403 mila su un totale di 443 mila contratti da dipendenti).
Il numero di lavoratori a chiamata o intermittenti (Inps-Uniemens) nel quarto trimestre 2017 continua a crescere anche se a tassi leggermente meno forti (+69,2%) rispetto ai due trimestre precedenti (+79,3% nel terzo e 75,9% nel secondo) quando il forte incremento era iniziato a seguito dell'abrogazione del lavoro accessorio (voucher). Analogamente prosegue il significativo aumento del numero dei lavoratori in somministrazione (+26,9% nel quarto trimestre 2017), in crescita tendenziale dal secondo trimestre 2013, con una forte accelerazione a partire dal primo trimestre 2017 (+22,5%) e confermata nel secondo e nel terzo trimestre del 2017 (+24,4% e +23,8%, rispettivamente).
Secondo i dati Istat sulle forze di lavoro, si continua a registrare un aumento tendenziale dell'occupazione (+279 mila unità) a fronte della diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-247 mila) e degli inattivi (-118 mila). Nel quarto trimestre 2017 continua a crescere l'occupazione anche per i giovani e il relativo tasso, ma soltanto in termini tendenziali. Significativo l'impatto dell'invecchiamento della popolazione sul mercato del lavoro che contribuisce a spiegare la crescita del numero degli occupati ultracinquantenni, indotta anche dall'allungamento dell'età pensionabile.