Investing.com - Anche se l’inflazione dei prezzi al consumo USA è accelerata a marzo, la lettura mensile ha registrato un inatteso calo, secondo i dati di questo mercoledì.
L’inflazione al consumo è salita al tasso annuo del 2,4% a marzo, ha reso noto il Dipartimento per il Lavoro, rispetto al 2,2% del mese precedente. La lettura è risultata in linea con le previsioni.
Sebbene ultimamente l’attenzione dei mercati sia stata rivolta alle notizie riguardanti gli scontri commerciali tra Stati Uniti e Cina, l’inflazione è rimasta una fonte di preoccupazione dal momento che l’aumento delle pressioni sui prezzi potrebbe spingere la Fed ad alzare i tassi di interesse ad un tasso più veloce del previsto.
I mercati prevedono che il prossimo aumento arrivi a giugno e si aspettano un terzo intervento entro la fine dell’anno, secondo lo Strumento di Controllo dei Tassi della Fed di Investing.com.
Tuttavia, alcuni policymaker tra cui l’ex presidente della Fed Janet Yellen, suggeriscono che un totale di quattro aumenti nel 2018 potrebbe essere appropriato.
Su base mensile, l’indice IPC è sceso dello 0,1%, rispetto alle previsioni di una lettura invariata.
L’indice IPC core, un importante indicatore delle pressioni sui prezzi al consumo che esclude i costi di alimenti ed energia, è salito dello 0,2% rispetto al mese prima, in linea con le previsioni.
Nei 12 mesi terminati a marzo, l’indice IPC core è salito del 2,1%. La lettura è in linea con le attese anche se più alta rispetto all’1,8% del mese precedente.
I prezzi core sono considerati dalla Federal Reserve un indicatore migliore delle pressioni inflazionarie a lungo termine poiché escludono i costi delle categorie volatili come alimenti ed energia. La banca centrale di solito punta ad un’inflazione core vicina al 2%.
Gli operatori dei mercati seguiranno da vicino anche la pubblicazione, alle 14:00 ET (18:00 GMT), dei verbali dell’ultimo vertice di politica monetaria della Fed per capire se esiste o meno la possibilità di un rialzo più veloce dei tassi di interesse.