ROMA (Reuters) - Il premier Matteo Renzi saluta con entusiasmo i dati Istat resi noti oggi sull'andamento dei conti pubblici, sottolineando che il Pil 2015 è andato "meglio delle previsioni" e che il deficit "è sceso per la prima volta da anni sotto il 3%".
In un messaggio su Facebook - ironicamente intitolato "Avviso: post urticante per gufi e talk" - il premier passa in rassegna i 'numeri' dell'economia italiana, per poi affermare "Morale: con questo Governo le tasse vanno giù, gli occupati vanno su, le chiacchiere dei gufi invece stanno a zero".
L'Istat ha comunicato oggi che l'Italia ha chiuso il 2015 con un indebitamento netto pari al 2,6% del Pil in linea con le stime del governo, a fronte del 3% registrato nel 2014. Il deficit/Pil era sceso sotto il 3%, precisamente al 2,9%, già nel 2012 e nel 2013.
Dopo tre anni di recessione, il Pil ha mostrato un aumento dello 0,8% (dal +0,7% precedentemente stimato da Istat) a fronte del -0,3% (rivisto da -0,4%) registrato nel 2014. Il governo puntava a chiudere a +0,9%, anche se recentemente Renzi aveva già ventilato la possibilità di un incremento più contenuto.
Male il debito pubblico, salito nel 2015 al 132,6% del Pil (132,5% nel 2014, rivisto al rialzo di 2 decimi di punto), il livello più alto dal 1995, anno di inizio della serie storica, ma comunque sotto il 132,8% stimato dal governo.
Sempre stando ai dati diffusi oggi dall'istituto di statistica, a gennaio il tasso di disoccupazione è rimasto pressoché stabile, mentre si registrano un aumento degli occupati, specie a tempo indeterminato, e un calo degli inattivi.
"I numeri dimostrano che l'Italia è tornata. Non la lasceremo in mano ai catastrofisti che godono quando le cose vanno male", chiosa il premier nel suo post, ricordando come "a livello economico la situazione internazionale non è facile".
Nel quarto trimestre il Pil ha subìto un ulteriore rallentamento (+0,1% congiunturale secondo i dati preliminari di Istat) facendo temere per la crescita di quest'anno. E il mese scorso siamo tornati in zona deflazione, elemento che complica ulteriormente il percorso di discesa del debito pubblico che dovrebbe avviarsi quest'anno