Investing.com - Con la diffusione della seconda versione del contratto di governo tra Lega e Movimento 5 Stelle, a Piazza Affari si assiste ad un’altra giornata di passione con l’indice Ftse Mib che sta cedendo oltre l’1% a metà seduta.
Particolarmente colpito il settore finanziario, con l’indice del settore, il Ftse Italia All share banks, che cede il 2,05%. Tra i titoli peggiori c’è Banca di Credito Valtellinese (Creval (MI:PCVI)) che perde il 5,25%, seguito da Banco Bpm (MI:BAMI) (-4,72%) e Banca Carige (MI:CRGI) (-1,18%).
Proprio questi tre istituti sono stati citati dagli analisti di Mediobanca (MI:MDBI) Securities come possibili “vittime“ della riforma dell’aliquota Ires che prevede un tasso fisso al 15%, invece dell’attuale 25%.
"Una più bassa aliquota sulle società avrebbe innescato una svalutazione delle DTA/DTC e una perdita nel conto economico derivante da tutte le DTA/DTC e un impatto sul capitale derivante dalla svalutazione delle DTC solo in parte compensata dagli asset ponderati per il rischio, Rwa, più bassi", spiegano gli analisti dell’istituto, i quali hanno simulato che l'imposta Ires del 15% possa erodere circa 100bps di capitale Cet1 delle banche italiane.
Tra le banche più importanti, “Banco Bpm, Carige e Credito Valtellinese sarebbero quelle colpite più duramente dato l'elevato ammontare di DTA relative a svalutazioni di crediti non detratte in passato” spiegano da Mediobanca.
Diverso il possibile destino di Monte dei Paschi di Siena, in quanto la banca “potrebbe emergere relativamente incolume dal momento che le consistenti perdite subite negli ultimi anni hanno permesso alla banca di trasformare le DTA in crediti d'imposta: 1,1 miliardi di euro nel 2017, 2,2 miliardi nel 2015", concludono gli esperti di Mediobanca.
Nel contratto di governo, inoltre, è presente un capitolo intitolato “Tutela del risparmio”, praticamente invariato rispetto alla prima bozza di accordo tra Lega e M5S. In questa parte del testo viene citata esplicitamente Mps (MI:BMPS), affermando che “lo Stato azionista deve provvedere alla ridefinizione della mission e degli obiettivi dell’istituto di credito in un’ottica di servizio”, facendo presagire un cambio di strategia rispetto alla presente.
Il titolo Mps resta tra i peggiori (-1,33%), dopo le dichiarazioni dell’economica della Lega su un possibile mantenimento da parte dello Stato della quota (68%) attualmente posseduta nel capitale dell’istituto senese.
L’accordo affronta anche il tema del recupero credito, dichiarando la volontà di “sopprimere qualunque norma che consenta di poter agire nei confronti dei cittadini debitori senza la preventiva autorizzazione dell’autorità giudiziaria”, ponendo così un freno all’attività bancaria in materia.
Inoltre, “sempre a tutela del risparmio e del credito, bisogna andare verso un sistema in cui la banca di credito al pubblico e la banca d’investimento siano separate sia per quanto riguarda la loro tipologia di attività sia per quanto riguarda i livelli di sorveglianza”.
I mercati hanno interpretato queste intenzioni dichiarate nel documento come un attacco alle banche, con il resto dei titoli finanziari oggi in netto calo. Ne fanno le spese anche Ubi Banca (MI:UBI) (4,27%), Bper Banca (MI:EMII) (-4,16%), Unicredit (MI:CRDI) (-1,83%), doBank (-1,84%), Intesa Sanpaolo (MI:ISP) (-1,74%), Mediobanca (MI:MDBI) (-1,56%), Banca Generali (MI:GASI) (-0,65%), FinecoBank (MI:FBK) (-0,33%) e Unipol (MI:UNPI) (-0,30%).
Il contratto di governo è attualmente sottoposto a votazione sulla piattaforma Rousseau, all’interno della quale gli iscritti M5S si esprimeranno con il voto elettronico. La Lega, invece, organizzerà dei gazebo nella giornata di domenica per “testare” la volontà dei propri iscritti.