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Banche, forti rischi possibili da flat tax e ulteriore crescita spread

Pubblicato 25.05.2018, 12:33
Aggiornato 25.05.2018, 12:33
© Reuters.  Banche, forti rischi possibili da flat tax e ulteriore crescita spread

Investing.com - Non basta il leggero recupero del Ftse Mib (-0,16%) agli istituti finanziari per uscire dal rosso. Il FTSE Italia All Share Banks, infatti, sottoperforma il principale indice di Piazza Affari con un calo dell’1,86%.

Tra i peggiori c’è Banco Bpm (MI:BAMI) che tocca il -4%, Banca Piccolo Credito Valtellinese (Creval) (MI:PCVI) a -3%, Mps (MI:BMPS) ancora debole a -2,65% e doBank (MI:DOB), Ubi Banca (MI:UBI), Mediobanca (MI:MDBI), Bper (MI:EMII) e Intesa Sanpaolo (MI:ISP) con perdite intorno al 2%. Male anche Banca Popolare di Sondrio (MI:BPSI), FinecoBank (MI:FBK), Banca Generali (MI:GASI), Unicredit (MI:CRDI), Carige (MI:CRGI) e Mediolanum (MI:BMED).

Le posizioni euro-scettiche, l’ipotesi della flat tax e la crescita dello spread, stanno indebolendo il settore finanziario, con gli analisti impegnati nel prevedere le possibili conseguenze sulle banche.

Una continua crescita dello spread avrebbe come conseguenze la riduzione del patrimonio netto tangibile di 1 punto degli istituti bancari. Secondo Credit Suisse, le sei principali banche italiane deterrebbero 182 miliardi di titoli di stato italiani, con Unicredit in possesso di 51,3, Intesa Sanpaolo 78, Mps 18,3, Ubi 10,3, Banco Bpm 19 e Bper 5,1 miliardi di euro.

Meno pessimista Goldman Sachs, secondo la quale “lo spread sovrano italiano rimarrà superiore ai livelli che sarebbero ottimali al momento (120-140) ma non raggiungerà valori tali da creare problemi sistemici per l’intera eurozona”.

“Riteniamo che i BTP decennali italiani scontino un premio al rischio politico pari a circa 40-50 punti base”, spiegano dall’istituto, “e che i rischi sistemici legati al loro recente sell off siano stati finora modesti”.

Anche la proposta della flat tax potrebbe avere incidenze sulle banche. Secondo Equita, “in uno scenario in cui fosse abbassato il tax rate, le banche che sarebbero maggiormente impattate sarebbero quelle con il rapporto Deferred Tax Asset (imposte anticipate)/Cet più elevato”. Tra queste, i principali obiettivi sarebbero Carige, Banco Bpm, Creval e Monte dei Paschi di Siena.

“La riduzione dell’aliquota fiscale porterebbe, quindi, alcune banche ad andare sotto pressione in termini di Cet1, che in alcuni casi scenderebbe sotto la soglia dell’11,5%”, spiegano gli esperti, mentre Unicredit e Intesa Sanpaolo “beneficerebbero del miglioramento degli utili grazie al minor tax rate” a causa del loro minore rapporto Dta/Cet.

Getta acqua sul fuoco, invece, Goldman Sachs nella nota “Global Markets Daily”, secondo la quale "gli investitori non sembrano eccessivamente preoccupati dalla prospettiva di un allentamento del rigore fiscale". Le conclusioni dell’istituto sottolineano come “nonostante l’alto livello del debito pubblico, l’Italia ha probabilmente ancora dello spazio fiscale disponibile”.

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