Investing.com – Con le borse ferme in attesa della decisione della Fed sui tassi di interesse e sul suo programma di acquisti, a Milano soffrono i titoli bancari nonostante il positivo rapporto dell’agenzia di rating sulle sofferenze bancarie italiane.
A luglio Banco Bmp ha diminuito le sofferenze al netto delle svalutazioni e degli accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse che scendono così a 65,8 miliardi di euro rispetto ai precedenti 71,2 miliardi del mese precedente. Nonostante la cifra rappresenti il valore più basso dal marzo 2013, il Banco Bpm (MI:BAMI) oggi è tra i peggiori del Ftse Mib e perde l’1,03%, tra i titoli bancari risulta migliore solo rispetto a Banca Pop Emilia Romagna (MI:EMII) (-1,40%).
Proprio il tema dei No Performing Loans (Npl – crediti in soffrenza) è stato analizzato dall’agenzia di rating Fitch nel suo “credit outlook” relativo al terzo trimestre 2017. Secondo l’agenzia le sofferenze continuano ad essere una spina nel fianco di molte banche italiane e potrebbero portare ad ulteriori aumenti di capitali o fusioni.
Nel rapporto vengono citati i passi avanti in tema sofferenze fatte recentemente da Unicredit (MI:CRDI) (oltre 16 miliardi) e le previsioni sul piano di ristrutturazione di Mps (MI:BMPS) per un totale di 28 miliardi. Questi sforzi però, afferma Fitch, potrebbero non esser sufficenti.
“L’eredità della massa degli Npl continua a pesare in maniera consistente sui bilanci di alcune banche europee, specialmente in Italia”, scrivono nel report gli analisti di Fitch, affermando che la situazione “potrebbe concretizzarsi in nuove esigenze di capitale o costringere a M&A, risoluzioni o ad altre azioni per alcune banche”.
Procedono in rosso le quotazioni anche della quasi totalità delle altre banche mentre il FTSE Italia All Share Banks perde lo 0,68%. Unicredit cede lo 0,90%, Banca Generali (MI:GASI) lascia sul terreno lo 0,56%, Ubi (MI:UBI) a -0,50% e Intesa (MI:ISP) in calo dello 0,41%.
Male anche Mediobanca (MI:MDBI) (-0,11%) dopo la notizia del possibile conferimento della quota detenuta in Generali a un veicolo aperto ad altri investitori nell’ipotetica situazione in cui si presentasse l’opportunità di una grande acquisizione. La notizia era stata diffusa dal Sole 24 Ore e poi confermata da un portavoce dell’istituto quale “una delle tante ipotesi allo studio”.