Investing.com – Mattinata altalenante per Fiat (MI:FCHA) che apre toccando un +3% per poi cedere tutti guadagni fino addirittura a toccare un -1%.
Non è solo la smentita giunta ieri da Fiat circa “l’interesse di terzi per il brand Jeep”, tramite un comunicato ufficiale sul sito della società, a gettare un’ombra sull’effettivo interesse confermato dal gruppo cinese Great Wall Motor, ma anche gli analisti di Equita dubitano sulla fattibilità dell’operazione.
Tale dubbio riguarda “la reale capacità di Great Wall di finanziare un deal di queste dimensioni”, spiegano gli esperti dell’istituto, in quanto il gruppo cinese “nel 2016 ha venduto 1,1 milioni di auto, generando un fatturato di 14,3 miliardi di dollari e un utile netto di 1,6 miliardi, ma nel primo semestre 2017 ha registrato risultati in calo”.
Nonostante l’apparente calo delle performance di uno dei maggiori gruppi automobilitstici in Cina, Equita non esclude “un supporto del governo cinese”, anche se è la stessa Equita a dubitare che “Fca sia disponibile a venderla separatamente, a meno che abbia già delle soluzioni per ciò che resta”. Inoltre, l’istituto aggiunge che ci siano “ostacoli politico/sociali rappresentati dall’amministrazione Trump e dai sindacati a cui aggiungere il sistema politico italiano”, dal quale già emergono voci contrarie come quella del presidente del Parlamento europeo Tajani.
Anche il ministro Calenda ha lasciato intendere che la vendita di un’azienda a paesi extra Ue dovrebbe avvenire secondo determinati canoni. “L’Italia è pronta con una norma primaria antiscorrerie”, ha spiegato nel corso del Meeting di CL a Rimini, “e appena avremo il quadro di compatibilità europea siamo pronti a portarla in Parlamento.
Nel dettaglio, ha dichiarato Calenda, “noi abbiamo scritto già 7-8 mesi fa e di nuovo pochi giorni fa alla Commissione europea perchè riteniamo che, non sugli investimenti cinesi nello specifico, ma sugli investimenti da parte di Paesi extra Ue, quando questi investimenti sono diretti ad aziende che hanno un alto contenuto di tecnologia, dobbiamo essere sicuri e in grado di verificare che non siano investimenti di natura predatoria, cioè tesi a spogliare le aziende italiane ed europee per portare brevetti e know how in un altro Paese".