di Gianluca Semeraro
MILANO (Reuters) - Generali (MI:GASI) apre a ipotesi di collaborazione industriale con Intesa Sanpaolo (MI:ISP), che rispettino tuttavia paletti precisi di chiarezza e trasparenza, ma nel contempo "blinda" il suo 3% nella banca, strumento di difesa da eventuali intenzioni ostili.
La compagnia ha infatti annunciato in serata di aver acquistato il 3,04% di Intesa Sanpaolo, avviando la chiusura del prestito titoli sul 3,01% annunciato il 23 gennaio, il giorno dopo le prime indiscrezioni stampa sull'interesse di Intesa. La quota vale poco più di 1,1 miliardi di euro sulla base della chiusura odierna di Intesa in Borsa.
Secondo la normativa sulle partecipazioni incrociate, il pacchetto di Intesa in mano a Generali lascia alla banca, come unica strada per la conquista del Leone, il lancio di un'offerta, d'acquisto o di scambio, su almeno il 60% del capitale. Mossa decisamente più complessa e costosa di altre opzioni non più percorribili.
In mattinata una parziale apertura a Intesa era arrivata dal presidente delle Generali Gabriele Galateri. "Non ho affatto preclusioni. Se ci fossero ipotesi di collaborazioni industriali valide e che rispettino le regole del gioco della governance in termini di chiarezza e trasparenza evidentemente le valuteremo", ha detto, rispondendo a chi gli chiedeva del recente interesse dichiarato dalla banca per una combinazione con la compagnia triestina.
"Nell'ambito dello sviluppo guarderemo tutte le ipotesi di collaborazione che potranno presentarsi, che siano industrialmente valide e che viaggino nella prospettiva dei nostri cardini e cioè che siamo un'azienda italiana e internazionale, innovativa e che crea valore per gli azionisti", ha aggiunto Galateri.
Si rafforza dunque l'idea che una soluzione non ostile che metta d'accordo tutti, non soltanto i soci minori di Generali ma anche la stessa compagnia triestina e il suo principale azionista Mediobanca (MI:MDBI), sia la strada maestra da seguire per il Ceo Intesa Carlo Messina, come riferito qualche giorno fa da alcune fonti vicine alla situazione.
D'altronde messaggi distensivi sono arrivati nelle scorse settimane anche dalla banca: Messina qualche settimana fa aveva escluso "operazioni corsare" mentre il presidente Gian Maria Gros-Pietro ha sottolineato che Generali non ha nulla da cui difendersi. E la banca ha smentito ufficialmente due settimane fa di avere allo studio un'Ops sul Leone.
Intanto Mediobanca, primo socio di Generali, va avanti per la sua strada con l'attuazione del piano industriale. Ieri al termine della riunione del direttivo del patto il Ceo Alberto Nagel ha accompagnato all'auto il Ceo del primo azionista di Piazzetta Cuccia UniCredit (MI:CRDI) Jean Pierre Mustier. I due, sorridenti, si sono congedati con una stretta di mano. Segnale, secondo l'intepretazione di alcuni, di un'unione d'intenti tra i due banchieri a dispetto di voci che li vedevano in contrasto proprio sulla gestione della vicenda Generali.
-- Ha collaborato Massimo Gaia