Di Alessandro Albano
Investing.com - Non c'è pace per Credit Suisse (SIX:CSGN). Dopo gli scandali dell'ultimo biennio, il colosso svizzero si trova ad affrontare una difficile situazione finanziaria che ha costretto il management a rassicurare investitori sulla solidità del capitale, con i credit-default-swap (CDS) sul debito che sono schizzati ai massimi dal 2009.
Oggi, il titolo della banca perde il 10% questo lunedì a Zurigo sui minimi storici di 3,59 franchi svizzeri per un market cap inferiore a 10,5 miliardi mentre il Ceo Ulrich Koerner ha chiesto al mercato "meno di 100 giorni" per mettere a punto un solido piano di rilancio della banca in attesa del 27 ottobre, quando il cda dovrà presentare il nuovo stratgic plan.
Ma 100 giorni sono un tempo di attesa troppo lungo per gli investitori che ora si chiedono se l'istituto riuscirà davvero a scrollarsi di dosso gli scandali Archegos e Greensill e a voltare definitivamente pagina. Leggi anche: Credit Suisse, Archegos e Greensill costano un nuovo profit warning
Guardano alla situazione patrocinale, il coefficiente patrimoniale CET1 al 30 giugno scorso si è attestato al 13,5%, a metà dell'intervallo del 13%-14% previsto per il 2022, mentre le autorità svizzere richiedono un livello molto più elevato, pari a circa il 10%, con coefficiente europeo minimo dell'8%.
Per risanare i conti, il credito svizzero è al lavoro su possibili cessioni di asset e intere e business division nell'ambito piano strategico, come la dismissione di alcuni prodotti della banca d'investimento e l'attività di asset management in America Latina.
Tutto questo dopo la rivoluzione interna che ha portato alla nomina dell'attuale Ceo lo scorso luglio il quale, trovatosi nell'occhio del ciclone, ha dovuto affrontare continue fuoriuscite e attacchi dall'esterno sulla debolezza finanziaria dell'istituto.
Secondo gli analisti di KBW citati da Bloomberg, la banca potrebbe aver bisogno di raccogliere 4 miliardi di franchi svizzeri (4 miliardi di dollari) di capitale anche in caso di cessioni di asset.