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ANALISI - Zona euro, da crisi ucraina ulteriore spinta per debito comune

Pubblicato 21.03.2022, 16:41
Aggiornato 21.03.2022, 16:45
© Reuters. Diverse bandiere dell'Unione europea e dell'Ucraina davanti al Parlamento europeo a Bruxelles.  REUTERS/Yves Herman

di Dhara Ranasinghe

LONDRA (Reuters) - Il percorso verso la vendita permanente di obbligazioni comuni da parte dei governi della zona euro sarà lungo e accidentato, ma l'invasione russa dell'Ucraina potrebbe aver contribuito a spianare la strada.

Il conflitto ha spinto i Paesi europei a impegnarsi a investire di più nella difesa e nello sviluppo delle energie rinnovabili, spese che, secondo molti, saranno meglio soddisfatte se ne condividerà il peso. 

L'Unione europea sta già emettendo obbligazioni comuni per il fondo di ripresa post-Covid da 800 miliardi di euro, ma non ha reso noto di voler aumentare il debito o rendere permanente il programma esistente.

Eppure la possibilità di far diventare questo piano permanente è riemersa sui mercati e il suo potenziale non è indifferente agli investitori; senza considerarlo una prospettiva immediata, in molti stanno comprando obbligazioni di Paesi che ne beneficerebbero maggiormente, come l'Italia.

Christian Odendahl, capo economista del Centre for European Reform, vede la guerra, che Mosca chiama "operazione militare speciale", come una sorta di svolta per l'Europa, anche se il percorso resta poco chiaro.

Influenzerebbe "l'integrazione europea allo stesso modo o più di quanto la crisi legata al Covid abbia contribuito a far raggiungere una capacità fiscale comune e a contrarre debito congiunto, impensabile quando 'corona' era ancora soltanto una birra", ha detto Odendahl.

I sostenitori ritengono che le obbligazioni comuni sarebbero un potente segnale di coesione europea. Permetterebbero di sollevare il profilo dell'euro e portare a un'espansione del pool europeo di titoli ad alto rating, permettendo loro di competere con i Treasury statunitensi come asset di riserva globale. 

Con la sola Germania che ha promesso un aggiornamento del comparto militare da 100 miliardi di euro, le esigenze di spesa saranno colossali. Se tutti i Paesi europei della Nato si impegneranno a spendere il 2% del Pil per la difesa, la spesa complessiva aumenterà di un quarto, il maggior aumento in tre decenni, secondo le stime di JPMorgan.

Secondo Bank of America (NYSE:BAC) potrebbero essere in questo caso necessari altri 150-200 miliardi di euro di spesa congiunta nella zona euro solo nel 2022-23.

Ridurre la dipendenza dal gas russo, come prevede la Commissione europea, potrebbe aggiungere oltre 130 miliardi di euro quest'anno alla bolletta energetica del blocco, già molto bollente, secondo calcoli di Reuters Breakingviews. 

Se gli stati più indebitati della Ue saranno riluttanti a sostenere da soli tali costi, il dibattito su questi eurobond prende in considerazione anche i cambiamenti innescati dalla crisi legata al Covid. A tal proposito è stato riconosciuto - anche tra le nazioni più frugali - il ruolo chiave della politica fiscale in tempi di crisi.

Si ritiene ora che, così come il Covid, la guerra sia uno shock esogeno che colpisce tutti gli stati dell'Ue, rendendo una risposta comune più efficace di una serie di sforzi nazionali non coordinati.

Secondo Christoph Rieger, capo dei tassi di Commerzbank (DE:CBKG), "una capacità di debito comune permanente della Ue sta diventando più probabile per il lungo periodo".

NORD E SUD

La Francia guida gli appelli per un nuovo debito Ue, mentre la Germania e gli altri Stati più ricchi del blocco si oppongono a qualsiasi mossa che miri a un'unione fiscale, con prestiti e spese condivise.

Secondo questi Stati il Next Generation EU (Ngeu), il fondo la cui vendita di obbligazioni è iniziata lo scorso anno, resta in gran parte inutilizzato, con appena 74 miliardi di euro erogati finora.

Allo stato attuale, i prestiti del fondo di ripresa e resilienza termineranno nel 2026 e le ultime obbligazioni scadranno nel 2058.

Ma se il fondo crea un precedente, non è uno strumento ordinario, dice Francesco Papadia, ex direttore generale delle operazioni di mercato alla Bce e ora senior fellow al Bruegel Institute.

"(Le obbligazioni comuni) saranno possibili solo in circostanze eccezionali, come quelle attuali ... quando saranno considerate indispensabili per affrontare la crisi in maniera efficace", ha detto Papadia, aggiungendo di non ritenere che questo sia ancora chiaro per la guerra.

Gli analisti di Ing suggeriscono che diverse tipologie più leggere di prestiti comuni potrebbero risultare maggiormente accettabili per le nazioni "frugali", prendendo come esempio il modello del programma di disoccupazione Sure della Ue.

PRICING

Il recente comportamento dei mercati obbligazionari dimostra come il fondo comune abbia aumentato la resilienza del blocco.

Gli spread sui rendimenti, i premi che gli investitori chiedono per detenere il debito di un Paese più debole come l'Italia o la Spagna, di solito aumentano in momenti di forte difficoltà. Ma dall'invasione del 24 febbraio, gli spread italiani a 10 anni si sono ridotti di 26 punti base.

In altre parole, il premio al rischio italiano si è alleggerito nonostante la guerra, e in un momento in cui la Banca Centrale Europea prevede di tagliare gli stimoli, che sono un asse di sostegno fondamentale per l'Europa meridionale.

La lezione del 2020 è che la Bce può fermare l'ampiamento degli spread -- ma una vera inversione di tendenza dipende dalla risposta della Ue, secondo gli analisti di Citi.

La creazione del Ngeu ha fatto sì che lo spread Italia-Germania diminuisse di 33 punti base rispetto al livello intorno al quale si sarebbe altrimenti attestato, secondo BofA.

© Reuters. Diverse bandiere dell'Unione europea e dell'Ucraina davanti al Parlamento europeo a Bruxelles.  REUTERS/Yves Herman

Gli spread italiani e greci sono scattati di 10 punti base dopo che recenti indiscrezioni stampa hanno segnalato la possibilità di un nuovo schema obbligazionario congiunto della Ue.

"Più il mercato capisce che c'è ritorno politico perché il fenomeno si verifichi ogni volta che si presenta una sfida per la Ue, più crederà che l'Unione europea ... alla fine arriverà a essere unione fiscale" secondo Peter Chatwell,  head of multi-asset strategy di Mizuho.

(Tradotto da Michela Piersimoni, editing Stefano Bernabei)

Ultimi commenti

Si certo....poi spiegatelo.per bene agli olandesi e ai Finlandesi, perché temo non.lo capiscano subito, e quando lo capiranno , vedrete che ridere!
Quindi? Prelievo forzoso sui conti? Finiamo come la grecia?
I greci hanno passato l’inferno perchè hanno fatto i furbacchioni e non voglio spiegare tutto qui sotto
Peggio....prevedo una "una tantum" N-europea per la ricostruzione di quella parte di Ukraina che zio Vlad lascerà gentilmente ai "mammalucchi" UE
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