di Luca Trogni
ROMA (Reuters) - La crescita italiana è ferma. Il Pil invariato del secondo trimestre, come non accadeva dal 2014, rende difficilissimo il raggiungimento di una crescita dell'1% per l'intero 2016 e contribuisce a renderlo improbabile anche per il prossimo anno.
Il dato, inferiore alle attese, riduce i margini di manovra del governo di Matteo Renzi che in autunno vorrebbe varare nuove misure di stimolo all'economia e che poco dopo dovrà affrontare il referendum costituzionale al quale ha legato il suo destino politico.
Una revisione al ribasso, in occasione della legge di Stabilità, attende il governo, che ad aprile ha stimato +1,2% per il 2016 e +1,4% per il prossimo anno. E per il 2016 diventa ancora più arduo mantenere l'obiettivo di calo del rapporto debito/pil.
Dopo lo 0,3% del primo trimestre, lo stop nel periodo aprile-giugno fotografato dalla stima preliminare Istat, porta a una crescita acquisita dello 0,6%.
"Con +0,2% nei due trimestri successivi si andrebbe a 0,7%, con +0,3% si arriverebbe a +0,8" spiega Paolo Mameli, economista dell'ufficio studi di Intesa Sanpaolo (MI:ISP).
Morgan Stanley (NYSE:MS) ha bruscamente ridotto le sue previsioni: per il 2016 vede ora il Pil allo 0,8% dall'1,2% precedente, per il 2017 allo 0,7% dall'1,7%.
"Piuttosto che un'accelerazione nei prossimi trimestri, il picco del ciclo è probabilmente dietro di noi e la crescita sembra dover rallentare per qualche tempo" commenta Daniele Antonucci.
La doccia fredda odierna arriva mentre la zona euro cresce dello 0,3% e la Germania, smentendo attese pessimistiche, dello 0,4%. Solo la Francia è ferma come l'Italia. Nel caso di Roma il peggioramento del quadro italiano si spiega con una domanda interna complessivamente tornata negativa compensata da un apporto positivo della componente estera netta.
ITALIA DI NUOVO AL BIVIO TRA CRESCITA E VINCOLI EUROPEI
"In attesa dei dettagli da Istat si può ipotizzare che i consumi abbiano rallentato ulteriormente. Già tra l'ultima parte del 2015 e la prima del 2016 erano cresciuti meno che nel semestre precedente" rileva Mameli. "E gli investimenti dovrebbero avere registrato un calo".
Pesa su questo quadro l'andamento negativo di industria e costruzioni, già intuibile in base ai dati della produzione nel secondo trimestre, a fronte di una crescita di servizi e agricoltura.
Il governo Renzi deve ora affrontare due problemi: la crescita che non c'è più e le sue conseguenze sui conti pubblici, a partire dal rapporto deficit/pil.
"Anche per l'anno prossimo, dopo il dato di oggi, diventa difficile pensare a una crescita dell'1%" commenta Mameli.
L'esecutivo punta per il 2017 a una manovra espansiva con taglio delle tasse e misure di welfare, come quella sulle pensioni. Oltre a questo deve utilizzare 15 miliardi per disinnescare la clausola di salvaguardia che farebbe aumentare l'aliquota dell'Iva e avrebbe un effetto negativo sui consumi.
Tutto ciò si dovrebbe combinare con un deficit/pil all'1,8% dal target del 2,3% per quest'anno come concordato con la Commissione Ue in occasione dell'importante flessibiltà ottenuta per i conti 2016.
"La legge di bilancio avrà margini risicati, non basta il nuovo calo della spesa per interessi" commenta Mameli.
L'autunno si presenta molto difficile.
- ha collaborato Stefano Bernabei