MILANO (Reuters) - La procura di Milano ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio per corruzione internazionale nei confronti dell'AD di Eni (MI:ENI) Claudio Descalzi, del suo predecessore Paolo Scaroni, della stessa Eni e di Shell e di altre nove persone nell'ambito dell'inchiesta sulle presunte tangenti in Nigeria nel 2011.
Lo hanno riferito fonti giudiziarie, aggiungendo che fra gli indagati figurano allora dirigenti Eni, mediatori come Luigi Bisignani ed ex membri del governo nigeriano.
Un Cda della major petrolifera, riunito oggi, ha confermato la massima fiducia sulla estraneità di Eni "dalle asserite condotte corruttive. Il Consiglio di Amministrazione ha altresì confermato la massima fiducia nell’AD, Claudio Descalzi, sull’estraneità alle condotte oggetto di indagine e in generale sul ruolo di capo azienda. Il Cda ha confermato anche la massima fiducia verso la magistratura", si legge in un comunicato.
In Borsa il titolo Eni, dopo la notizia della richiesta di rinvio a giudizio, ha ampliato le perdite a circa l'1,5%, toccando i minimi di nove settimane, per poi chiudere in calo dello 0,42% a 14,14 euro.
Eni e Shell sono indagate come persone giuridiche in base alla legge 231 sulla responsabilità degli enti su ipotesi di reato presupposte ascritte ai propri manager.
Ora il Tribunale dovrà fissare una udienza preliminare, nell'ambito della quale un gup dovrà decidere se accogliere le richieste della procura o prosciogliere gli imputati.
L'inchiesta dei magistrati milanesi ipotizza il pagamento di tangenti per oltre 1 miliardo di dollari per l'acquisto da parte di Eni e Shell della licenza per l'esplorazione del campo petrolifero Opl-245 in Nigeria.