MILANO (Reuters) - Fiat Chrysler (MI:FCHA) ha fermato nuovamente le attività presso il suo stabilimento di Atessa a causa delle interruzioni nella fornitura di componenti dovute all'epidemia di coronavirus in corso. La fabbrica era stata riaperta ieri.
Lo ha detto oggi un rappresentante sindacale.
Situato in Abruzzo, quello di Atessa è rimasto l'unico impianto di assemblaggio attivo in Europa della casa automobilistica dopo che il gruppo ha deciso questa settimana di interrompere la produzione per due settimane nella maggior parte delle sue strutture europee per aiutare a proteggere il personale e per adattarsi all'attuale crollo della domanda.
Gianluca Ficco, della Uilm, ha dichiarato che la società ha informato il rappresentante dei lavoratori della decisione di chiudere l'impianto.
"Sappiamo che rimarrà chiuso fino a domenica, a causa della mancanza di fornitura di componenti", ha detto.
Un portavoce di Fiat Chrysler ha confermato che lo stabilimento è stato chiuso oggi e che dovrebbe riavviare le operazioni lunedì.
Lo stabilimento di Atessa era stato riaperto ieri con un tasso di produzione ridotto dopo la chiusura della scorsa settimana per permettere alla società di completare pulizie approfondite e una certa riconfigurazione delle linee di produzione garantendo più spazio tra gli operai.
La struttura è gestita da Sevel, una joint-venture tra la casa automobilistica italo-americana e la francese PSA-Peugeot e a pieno regime produce circa 300.000 veicoli commerciali leggeri ogni anno, con circa 5.000 dipendenti.
Tra i produttori di componenti che hanno interrotto le forniture, Ficco ha citato la tedesca Isringhausen, che gestisce anche un impianto ad Atessa che fornisce sedili a Sevel.
I lavoratori di Isringhausen ad Atessa sono attualmente in sciopero per l'implementazione di misure sanitarie anti-virus nel loro impianto.
Il portavoce della Fiat ha aggiunto che la chiusura è stata in parte dovuta alle interruzioni nella fornitura di componenti da parte dei produttori locali, tra cui Isringhausen.
Secondo Ficco, alla riapertura, lo stabilimento di Atessa era conforme ai requisiti sanitari stabiliti dal governo, ma i lavoratori erano ancora intimoriti per il possibile contagio.
"Come in ogni impianto di produzione, c'è una grande paura di contagio tra i lavoratori ", ha detto.