Puntare sui Treasury USA 2-3 anni assicura rendimento e solidità mentre per ritornare sul debito emergente potrebbe essere presto. Meglio i BOT rispetto ai BTP.
ANCORA PRESTO PER TORNARE SUI MERCATI EMERGENTI
Nel maggio 2013 a scatenare il panico sui mercati emergenti fu il cosiddetto taper tantrum, mentre dall’inizio di quest’anno a determinare l’avversione degli investitori verso gli asset finanziari emergenti è stata la combinazione micidiale di due fattori. Da un lato la politica economica fortemente voluta dal presidente Trump con i suoi tagli fiscali e gli stimoli di bilancio in un’economia già in piena espansione. Dall’altro gli annunci continui di dazi commerciali da parte di Washington, che hanno esercitato una minaccia continua al regolare flusso del commercio globale. Due fattori che hanno alimentato le prospettive inflazionistiche americane e le prospettive recessive nei mercati emergenti.
“L’unica contromisura è rappresentata dall’aumento dei tassi” fa sapere nell’articolo Mercati emergenti sulla strada giusta, ma è presto per reinvestire Franck Nicolas, Head of multi- asset, multi-affiliate investment of Dynamic Solutions di Natixis Investment Managers, il cui riferimento è, per esempio, all’Argentina (paese nel quale attualmente sono in vigore i tassi d’interesse più alti del mondo), alla Turchia (che di recente ha portato i propri saggi ufficiali dal 17,75% al 24%), mentre il Sudafrica è entrato in recessione. “Solo la Cina ha un reale margine di manovra. Per gli altri paesi, anche se i loro problemi non sono probabilmente ancora finiti, il peggio potrebbe essere archiviato ora che la maggior parte delle tariffe doganali tra gli Stati Uniti e la Cina sono in vigore” specifica l’esperto. In ogni caso, sebbene i mercati azionari emergenti sembrino sulla via della stabilizzazione, per Franck Nicolas è ancora troppo presto per riprendere in esame l’investimento nei mercati emergenti, un universo, peraltro, sempre più eterogeneo...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge