Investing.com - Dopo il voto di ieri del Parlamento britannico che ha bocciato l’accordo sulla Brexit raggiunto dal Premier Theresa May e l’Unione europea, sembra più possibile l’avvicinarsi di uno scenario no-deal o “Hard Brexit” con la Gran Bretagna che potrebbe lasciare la comunità europea senza aver definito la futura regolazione dei rapporti con l’Ue.
Secondo il Governo britannico la Brexit produrrebbe effetti negativi nel medio-lungo periodo, ma una Hard Brexit potrebbe incrementare dell’8% l’impatto negativo sul Pil pro capite della Gran Bretagna e un costo di quasi 3.000 euro per ogni cittadino UK.
Uscendo dal Regno Unito, la Brexit può avere conseguenze sotto diversi punti di vista, ma le relazioni commerciali con la Gran Bretagna possono risentirne più di altre.
Se l’Italia resta uno dei paesi meno internazionalizzati, con solo il 5% delle esportazioni italiane che sono dirette verso il Regno Unito, il nostro paese rappresenta il terzo maggiore surplus commerciale europeo nei confronti di Londra, con 12 miliardi di euro l’anno.
La Gran Bretagna, infatti, è la quinta importatrice di beni italiani, con la meccanica strumentale, il tessile, il chimico e l’agroalimentare, i settori più coinvolti.
I prodotti italiani più richiesti sono i mezzi di trasporto, i macchinari, l’abbigliamento, l’alimentari e le bevande, secondo i dati di Sace.
Importante sarà il ruolo del prezzo della sterlina, il cui indebolimento sta già pesando sulle esportazioni europee verso il Regno Unito, considerato che prima del referendum la valuta era scambiata a 1,31, mentre oggi è scambiata a 1,1277.
Da sottolineare, inoltre, il rischio spread, sempre punto dolente della nostra economia. Nel corso delle crisi legate legate alla Brexit (marzo e luglio dello scorso anno), infatti, il differenziale tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi si è dimostrato particolarmente sensibile.