Investing.com - I futures del greggio sono scambiati vicino al minimo di quasi sei anni questo mercoledì, per via dei timori per le prospettive economiche incerte che hanno destato preoccupazione per l’eccesso delle scorte globali.
Sul New York Mercantile Exchange, il greggio con consegna a febbraio crolla di 65 centesimi, o dell’1,41% a 45,25 dollari al barile negli scambi europei del mattino.
Ieri, i futures del greggio scambiati sulla borsa hanno toccato i 44,20 dollari al barile, un livello che non si registrava dal marzo 2009, prima di attestarsi a 45,89 dollari, in calo di 18 centesimi, o dello 0,39%.
Sull’ICE Futures Exchange di Londra, il greggio Brent con consegna a febbraio è crollato di 68 centesimi, o dell’1,46%, a 45,91 dollari al barile.
Ieri, il prezzo del greggio Brent scambiato sulla borsa di Londra ha toccato i 45,19 dollari al barile, il minimo dall’aprile 2009, prima di chiudere a 46,59 dollari, in calo di 84 centesimi, o dell’1,77%.
La Banca Mondiale ha abbassato le previsioni di crescita globale al 3,0% per quest’anno rispetto alla stima precedente di 3,4%, a causa della crescita minore del previsto nella zona euro, in Giappone ed in alcune delle principali economie emergenti.
L’agenzia inoltre ha tagliato le previsioni di crescita globale per il 2016 al 3,3% dal 3,5%.
Il prezzo del greggio Brent scambiato sulla borsa di Londra è sceso di circa il 60% da giugno, quando ha subito un’impennata a 116 dollari, mentre i futures del greggio WTI hanno subito una riduzione di quasi il 58% dal recente massimo di 107,50 dollari segnato a giugno.
Negli ultimi mesi, sul prezzo della materia prima ha influito la preoccupazione per l’indebolimento della domanda globale nonché i segnali che l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio non taglierà la produzione per supportare il mercato del greggio.
Ieri, il Ministro del Petrolio degli Emirati Arabi ha dichiarato che l’OPEC manterrà la decisione di lasciare invariata la produzione di greggio, senza tener conto del prezzo attuale.
I traders del greggio attendono la pubblicazione dei dati settimanali sulle scorte statunitensi nel corso della seduta per poter valutare la forza della richiesta di greggio da parte del principale consumatore mondiale della materia prima.
Il report governativo di oggi dovrebbe mostrare che le scorte di greggio sono aumentate di 0,5 milioni di barili la scorsa settimana, mentre le scorte di benzina dovrebbero essere aumentate di 3,5 milioni di barili.
Alla chiusura dei mercati ieri, l’American Petroleum Institute, un gruppo del settore, ha dichiarato che le scorte di greggio USA sono aumentate di 3,9 milioni di barili nella settimana terminata il 9 gennaio.
Il report ha mostrato inoltre che le scorte di benzina hanno visto un incremento di 1,6 milioni di barili, mentre le scorte di prodotti raffinati sono aumentate di 416.000 barili.
I riflettori sono puntati sui dati sulle vendite al dettaglio negli Stati Uniti, previsti nel corso della seduta, e sui report sui prezzi all’importazione e le scorte delle imprese, che forniranno ulteriori informazioni sulla forza dell’economia.
L’Indice del Dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, oscilla vicino al massimo degli ultimi 12 anni per via della divergenza tra la politica monetaria attuata dalla Fed e quella attuata dalle banche centrali di Europa e Giappone.
L’euro è scambiato vicino al minimo di nove anni tra le speculazioni che la Banca Centrale Europea possa decidere di adottare nuove misure di allentamento monetario già durante il vertice del 22 gennaio.
Intanto, sul mercato delle materie prime, il rame con consegna a marzo è crollato del 7,9% al minimo della seduta di 2,434 dollari la libbra, un livello che non si registrava dal giugno 2009, prima di attestarsi a 2,493 dollari la libbra negli scambi della mattinata europea, con un crollo di 15,1 centesimi, o del 5,71%.