di Neil Unmack
LONDRA (Reuters Breakingviews) - Matteo Renzi può prendere due piccioni con una fava. Appena portata a casa la sua controversa riforma del lavoro, il presidente del Consiglio vuole ora cambiare la legge bancaria che assegna uguali diritti di voto agli azionisti delle banche del settore cooperativo in Italia. Così facendo riuscirebbe a portare concorrenza all'interno del sistema bancario e ad affrontare un'annosa questione: cosa fare della Banca Monte dei Paschi di Siena.
Un azionista un voto non è un modello universalmente sbagliato, ma funziona male se applicato alle realtà più grandi delle banche popolari, come UBI Banca e Banco Popolare. Si tratta di società quotate in cui però il potere ancora è nelle mani degli interessi localistici dato che le regole attuali danno lo stesso diritto di voto a grandi e piccoli azionisti. Interessi particolari possono bloccare cambiamenti strategici vitali o incoraggiare cattive politiche del credito. Il Fmi ha calcolato che a questo settore va riferita metà della necessità di capitale emersa negli stress test bancari del 2013, malgrado pesi solo per il 14% degli attivi dell'intero sistema.
Finora le popolari hanno resistito al cambiamento ma ci sono due fattori che possono spingere la mano del governo. Uno è la debolezza della congiuntura che ha messo in crisi il modello di business delle banche e la loro capacità di fare credito.
L'altro è il Monte dei Paschi, che deve raccogliere fino a 2,5 miliardi di risorse fresche dopo aver fallito gli stress test europei, ma che anche dopo l'aumento avrà un problema di dimensione. Gli investitori potrebbero essere più disponibili a sostenere la terza banca italiana se facesse parte di un gruppo più grande: Mps potrebbe essere in quel caso più stabile e più redditizia.
Ma vendere una banca quotata a una popolare, l'unica vera opzione, sarebbe una cattiva pubblicità.
Togliere la norma 'una testa un voto' - almeno per le popolari quotate - potrebbe aprire la strada per una fusione tra Mps e una delle maggiori popolari, come Ubi. Ne risulterebbe una nuova entità con il 12% di quota di mercato del credito in Italia e avrebbe sinergie per 600 milioni di euro, secondo Exane BNP. Anche altre soluzioni sarebbero fattibili e con molti vantaggi. Banca Popolare di Milano scambia ad appena 0,5 volte il suo patrimonio tangibile, secondo Nomura, nonostante un solido indicatore di capitale di migliore qualità (common core Tier 1) dell'11%.
E' probabile che la riforma incontri forti opposizioni. Consolidare significa avere banche più sane, ma inizialmente anche tagliare il personale ed esporre il settore bancario italiano a scalate estere. Ma per Renzi, quella della riforma delle banche sarebbe l'occasione d'oro per provare che vuole davvero cambiare l'Italia.