di Valentina Consiglio e Andrea Mandalà
ROMA/MILANO (Reuters) - Il Tar del Lazio non ha fissato alcuna sospensiva cautelare per nessuno dei ricorsi contro la riforma delle banche popolari, fissando la discussioni di merito per il 10 febbraio prossimo.
In particolare i giudici del Tribunale amministrativo hanno rigettato la richiesta di sospensiva presentata da alcuni soci di Ubi e altre popolari capitanati da Piero Lonardi, nella parte dei regolamenti della Banca d'Italia che vieta la costituzione di una holding controllata da soci in forma cooperativa che detenga la maggioranza in banche Spa.
Per gli altri due ricorsi - quello di Adusbef e Federconsumatori, e quello che vede primo firmatario Marco Vitale - che sostenevano la incostituzionalità della legge di riforma, il Tar ha accettato la richiesta dei ricorrenti di rinunciare al giudizio di sospensiva e di discutere direttamente nel merito.
In quest'ultimo caso i ricorrenti hanno deciso di rinunciare alla richiesta di sospensiva "in quanto materia delicata e che necessita di una discussione approfondita vista la mole di documentazione presentata", ha spiegato l'avvocato Fausto Capelli, che segue il ricorso Vitale.
Per quanto riguarda invece la decisione del Tar di respingere la cautelare sulla questione della holding i giudici rilevano che "non ricorre il caso di estrema gravità ed urgenza", secondo quanto si legge nell'ordinanza.
Il dispositivo ricorda inoltre che il decreto sulle popolari prevede che le banche debbano adeguarsi alla riforma entro 18 mesi dalla data di entrata in vigore delle disposizioni di attuazione emanate dalla Banca d'Italia, e pertanto entro il dicembre 2016.
La prima banca ad avviarsi verso la trasformazione in Spa è stata Ubi che per sabato prossimo ha convocato l'assemblea sul nuovo statuto.
Una fonte legale vicina a uno dei ricorrenti precisa che "il rigetto della richiesta di sospensiva non pregiudica la decisione sul merito".
Tuttavia nella casistica generale è più frequente che, una volta negata la sospensiva, il Tar si pronunci per un "no" anche nel merito.
Sulla questione di costituzionalità il Tar il 10 febbraio dovrà decidere quindi se inviare gli atti alla Consulta.
Il dubbio di costituzionalità, secondo i ricorrenti, si basa sull'adozione da parte del governo dello strumento del decreto legge in mancanza dei presupposti di necessità e urgenza.