Di Alessandro Albano
Investing.com - Crollo di Monte dei Paschi (BIT:BMPS) dopo che il socio francese Axa, secondo azionista dietro il Mef, è uscito dalla compagine azionaria della banca senese a tre mesi dall'aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro.
L'operazione è stata effettuata tramite accelerated bookbuidling sul 7,94% delle quote del gruppo assicurativo (100 milioni di azioni), ad un prezzo per azione di 2,33 euro, quindi un sconto del 15,1% rispetto alla chiusura precedente all'annuncio (27 febbraio).
L'exit lascia la società francese nel capitale del Monte con solo lo 0,00007%, ma con una plusvalenza del 16,5% (39 milioni) grazie al 33% guadagnato in Borsa da Mps nell'ultimo mese esclusa la seduta odierna.
La decisione, come ha spiegato Axa, non è dovuta ad uno scontro con i vertici di Mps ma "poiché Axa non desidera farsi rappresentare nel consiglio di amministrazione della Banca nella prossima assemblea generale annuale degli azionisti o influenzare la più ampia strategia a lungo termine della Banca, ritiene opportuno vendere la partecipazione acquistata nell’aumento di capitale".
Ricordiamo, infatti, che Axa aveva preso parte all'aucap da ,25 miliardi lo scorso novembre "come investimento finanziario" aumentando la propria partecipazione del 6,8% dall'1,1% precedente con un impegno di 200 milioni.
L’offerta, inoltre, "non pregiudica in alcun modo la partnership di Axa con la banca o l’impegno nei confronti dell’Italia", fa sapere il gruppo assicurativo in vista della scadenza della collaborazione nel 2027.
A questo punto i dubbi si spostano sul percorso di privatizzazione. Secondo gli analisti di Intesa Sanpaolo (BIT:ISP) citati da Milano-Finanza, restando nel capitale Axa avrebbe potuto "svolgere un ruolo nel processo di privatizzazione", mentre la sua mossa potrebbe essere interpretata ora come "un segnale di scetticismo sulla ristrutturazione della banca appena avviata oppure su un rapido completamento del processo di privatizzazione".
A Equita sono più positivi e vedono l'uscita solo "come una decisione di natura finanziaria, considerando che l’intervento nel capitale della banca era finalizzato a garantire il successo dell’operazione di rafforzamento patrimoniale e, conseguentemente, supportare la jv assicurativa con Mps”.
Infine, è importante sottolineare che la banca senese potrebbe rientrare sul FTSE MIB dopo sei anni al posto di Buzzi Unicem (BIT:BZU). Lo scambio dovrebbe avvenire nella prossima revisione trimestrale dell'indice prevista per marzo sulla base della capitalizzazione di mercato corretta per il flottante.
Secondo un trader citato da Reuters che per prima ha dato la notizia, "il titolo Mps ha beneficiato di una liquidità molto elevata a seguito dell'aumento di capitale ed è quindi candidato a passare dall'indice Mid cap a quello principale, con un flottante intorno al 33%. Buzzi, invece, è all'ultimo posto nel ranking dell'indice Ftse Mib e potrebbe essere incluso nel Ftse Mid cap con un peso intorno al 4,2%".