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Banche, moratorie e garanzie spingono crescita prestiti, sofferenze nette ai minimi

Pubblicato 15.09.2020, 15:04
Aggiornato 15.09.2020, 15:09
© Reuters.

ROMA (Reuters) - La crescita dei prestiti bancari a famiglie e imprese ha accelerato il passo ad agosto, su base annua, con un incremento del 3,9% sulla spinta delle diverse misure di sostegno, come moratorie e garanzie pubbliche.

Lo spiega l'Abi che ha diffuso oggi il rapporto mensile di settembre e che nell'esecutivo di domani ospiterà il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco.

Il trend di crescita dei prestiti sta accelerando soprattutto per le imprese, che ancora a febbraio avevano registrato una diminuzione annua del credito dell'1,2% e che a luglio hanno invece avuto un incremento annuo del 4,4%, come mostra l'Abi nel rapporto.

L'effetto, ha spiegato il vice direttore generale Abi Gianfranco Torriero, è quello visto già nei mesi scorsi e cioè quello legato all'introduzione delle moratorie - che mantengono in essere i crediti sospendendo i pagamenti delle rate - ma anche per i prestiti garantiti dallo Stato e per un maggiore utilizzo dei finanziamenti concessi.

Questa dinamica del credito poggia quindi su politiche di sostegno e un regime di regole di emergenza che Abi chiede - Torriero lo ha ricordato citando recenti posizioni dell'associazione - vengano proseguite fino a quando non ci sia un chiaro segnale di uscita dalla crisi. Togliere questa protezione straordinaria alle imprese e il regime allentato per gli accantonamenti delle banche prima che l'economia riprenda a crescere rischia di innescare una spirale negativa di mancati pagamenti e bilanci bancari di nuovo alle prese con crescenti sofferenze. Le moratorie pubbliche per le imprese introdotte con il decreto Cura Italia e il decreto liquidità finora ammontano a circa 160 miliardi.

Il regime attuale delle moratorie pubbliche termina a fine gennaio (il settore del turismo ha l'ombrello fino a tutto marzo), mentre già a fine mese terminerebbe il congelamento delle regole Eba (autorità bancaria europea) che imporrebbero di riclassificare come non più in bonis le posizioni in ritardo di pagamento.

Tornando ai dati del rapporto, i numeri sulle sofferenze nette del settore, aggiornati a fine luglio, confermano il trend di progressivo miglioramento, con il dato di luglio delle sofferenze al netto delle rettifiche a 24,6 miliardi per un rapporto con gli impieghi a 1,41%, entrambi dati minimi da settembre del 2009.

(Stefano Bernabei, in redazione a Roma Francesca Piscioneri)

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