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di Giuseppe Fonte
ROMA (Reuters) - Il governo potrebbe incentivare lo sviluppo di infrastrutture ultra-veloci in Italia anche promuovendo un consorzio di tutti gli operatori presenti sul mercato.
Il piano è stato discusso ieri in una riunione tecnico-politica al ministero dello Sviluppo Economico e, secondo quanto riferito da alcuni partecipanti, rientra tra le alternative allo studio della maggioranza in attesa che si chiarisca il destino della 'rete unica' tra Telecom Italia (MI:TLIT) (Tim) e Open Fiber.
Sostenuto in particolare dal Pd, il consorzio incentiverebbe l'investimento congiunto nella banda larga e sarebbe "co-finanziato da contributi pubblici", si legge in un verbale che sintetizza l'esito della riunione.
Resta da capire fino a che punto sia conforme alle norme antitrust italiane ed europee.
Il governo punta a promuovere lo sviluppo di reti a banda larga, 5G e satellitari investendo quasi 7 miliardi sui circa 49 complessivi che, nell'ambito del Recovery Plan nazionale, andranno alla missione 'digitalizzazione'.
L'idea del consorzio è alternativa al progetto di Vittorio Colao, l'ex numero uno di Vodafone (LON:VOD) chiamato dal premier Mario Draghi a guidare il ministero dell'Innovazione, che propone di indire micro bandi pubblici per diffondere la banda larga nelle aree grigie, quelle cioè dove è presente solo un operatore.
"Da più parti sono stati evidenziati i rischi che un elevato numero contestuale di gare di ridotte dimensioni può implicare, in termini gestionali, con riferimento alla complessità tecnica e amministrativa. Ciò al fine di evitare una possibile inefficiente duplicazione degli investimenti, ovvero di una loro realizzazione non coordinata, con eccesso di capacità", si legge nel verbale.
Alla riunione hanno partecipato tra gli altri Anna Ascani, sottosegretaria allo Sviluppo del Pd, Nicola Stumpo (Leu), Luciano Nobili (Italia Viva), Deborah Bergamini (Forza Italia), Andrea Cioffi (M5s) e Alessandro Morelli (Lega).
"Sono emersi vari possibili scenari" per quel che riguarda la rete unica.
Il precedente esecutivo aveva spinto perché Tim aggregasse la sua rete fissa di accesso con Open Fiber, controllata pariteticamente da Enel (MI:ENEI) e Cassa Depositi e Prestiti (Cdp).
Divergenze sul valore degli asset da conferire nel nuovo operatore e contrasti sulla governance -- Tim vuole avere la maggioranza azionaria -- hanno bloccato i negoziati.
"L'obiettivo per M5s è arrivare a una società della rete non verticalmente integrata e a controllo pubblico", dice Cioffi, senatore M5s.
Uno scenario allo studio prevede la nascita di una rete unica a perimetro ristretto. Open Fiber in questo caso si integrerebbe con Fibercop, società controllata da Telecom Italia e partecipata da Kkr e da Fastweb, in cui l'ex monopolista ha fatto confluire la rete secondaria, dagli armadi fino alle case.
A differenza del più ambizioso piano studiato dal precedente governo, Tim manterrebbe la titolarità della rete primaria, che va dalle centraline agli armadi, e non avrebbe la maggioranza del capitale, punto invece previsto nel piano precedente e che ha generato dubbi di carattere regolatorio e antitrust.
"Quanto al 5G mobile, è stata evidenziata la necessità di non utilizzare questa tecnologia come sostituta della rete fissa, in ragione peraltro degli obblighi di copertura già assunti dagli operatori aggiudicatari di frequenze 5G", prosegue il verbale.
(in redazione a Milano Gianluca Semeraro)
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