Di Mauro Speranza
Investing.com – Il fondatore di BIO ON (MI:ON), Marco Astorri, non ci sta e attacca la ‘speculazione’, secondo lui all’origine delle accuse arrivate la scorsa estate dal fondo Quintenssential Capital Managment e che hanno portato alla dichiarazione di fallimento da parte del Tribunale di Bologna nel dicembre 2019.
“Potevamo diventare l’azienda leader a livello mondiale nel campo dei biopolimeri”, racconta Astorri nel corso di un’intervista al “Resto del Carlino”, ma “l’attacco della speculazione ha fermato tutto. Non per caso".
Le accuse a Bio On e la difesa di Astorri
Bio On fu accusata di false comunicazioni e manipolazione del mercato dal fondo QCM, ma Astorri rifiuta tali argomenti. “Con i miei avvocati dimostrerò che Bio On non ha mai presentato bilanci falsi e che nelle comunicazioni al mercato ha sempre rispettato il regolamento AIM”, è la difesa di Astorri, spiegando che “sono infinitamente maggiori i profitti ai quali abbiamo rinunciato, lasciando scadere warrant e non vendendo azioni, di quelli che ci sono contestati".
Un’altra accusa arrivata riguarda la produzione, che secondo Bio On doveva essere di 80 tonnellate mensile, mentre la Procura parla di sole 5 tonnellate, anche queste accuse rispedite al mittente da parte di Astorri.
“L’impianto è stato costruito per 1000 tonnellate all’anno”, spiega Astorri, e “dopo pochi mesi dall’accensione, era già oltre il 40% della produzione, e sarebbe arrivato a regime nel 2020; tuttavia, non era stato progettato per la produzione su larga scala ma per consentire a Bio-on di sperimentare e presentare la tecnologia, anche ai suoi partner industriali".
Al centro delle accuse del fondo ci sono anche i costi di produzione, calcolati come 15 volte superiori rispetto ai concorrenti. “"La nostra sfida consisteva nel sostituire un prodotto ricavato dal petrolio con uno biodegradabile al 100% in natura. Il mercato su cui intendevamo operare non era solo quello tradizionale, ma un nuovo mercato, che sta nascendo anche grazie alla sensibilità per l’ambiente delle nuove generazioni", rispondeva Astorri alle accuse.
Nel dicembre 2016 la società annunciò un contratto di licenza di 55 milioni per produrre plastica ecologica per una multinazionale esterna, ma secondo la Procura questo non sarebbe mai stato firmato.
“Come abbiamo già dimostrato al Tribunale delle imprese, esistevano sia la multinazionale, sia il contratto”, ma Astorri si difende dietro un “un patto di riservatezza molto rigido” stipulato anche “in accordo con l’autorità di vigilanza”.
Il futuro di Bio On
Infine, Astorri ribadisce la sua fiducia verso le possibilità della società, dicendosi certo “che Bio On abbia un enorme potenziale tecnologico”, dimostrato dalla scelta sua e di Cicognani di apportare “risorse alla società per circa 18 milioni” anche dopo l’attacco di QCM.
Tra le idee per il futuro, la UIL ha proposto quella di una cooperativa di lavoratori, definita “suggestiva” da Astorri, “anche perché il valore aggiunto della società è sempre stato la grandissima professionalità e competenza dei suoi dipendenti".