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Borsa Milano affonda con invasione in Ucraina, colpite banche, bene Leonardo

Pubblicato 24.02.2022, 18:15
Aggiornato 24.02.2022, 18:18
© Reuters. La facciata della Borsa di Milano.  REUTERS/Alessandro Garofalo

© Reuters. La facciata della Borsa di Milano. REUTERS/Alessandro Garofalo

MILANO (Reuters) - L'invasione russa in Ucraina affonda le borse, con Piazza Affari travolta dalle vendite nella peggiore seduta da novembre 2021.

In quella che è stata una prevedibile reazione di tutti i mercati alle notizie arrivate nella notte, gli investitori fuggono dai mercati azionari salvando solo i titoli energetici e quelli legati agli armamenti, correndo verso beni rifugio e commodities.

Vola il prezzo del petrolio con il Brent che rompe abbondantemente quota 100 dollari per la prima volta dal settembre 2014.

La seduta sul listino milanese è stata costellata da diverse sospensioni al ribasso, con perdite maggiori sopratutto sulle aziende più esposte al business in Russia.

Intorno alle 17,00 il FTSE Mib perde il 4% provando a risollevarsi dai minimi di seduta quando l'indice principale della borsa milanese aveva perso il 5,6%, ai minimi da fine luglio 2021. Da inizio anno l'indice è in rosso del 10% circa. Intensi i volumi scambiati, pari a quasi 4 miliardi di euro.

Tra i titoli in evidenza:

In una lettera diffusa, la crescita esponenziale dei rischi geopolitici e le previste sanzioni alla Russia da parte dei Paesi occidentali penalizzano in particolare le aziende che realizzano parte dei loro ricavi in Russia.

Tra le banche, seduta amara per UNICREDIT (MI:CRDI) che crolla di oltre il 13%. L'istituto aveva un'esposizione complessiva verso la Russia di 14,2 miliardi a metà dell'anno scorso. In una dichiarazione via email, la banca sottolinea che segue con attenzione gli sviluppi sulla Russia della crisi in Ucraina, ma l'esposizione verso Mosca ha alti tassi di copertura e il bilancio della controllata è liquido e autofinanziato.

L'indice del comparto bancario italiano perde il 9,4% appesantito anche da INTESA SP (-8,15), BANCO BPM (MI:BAMI) (-8,1%), tra le peggiori.

Pirelli (MI:PIRC) cede oltre l'11%, nonostante i risultati ieri e le prospettive di un 2022 in crescita, ma caratterizzato da uno scenario volatile.. Anche per questo titolo pesano i timori legati alla Russia, Paese in cui Pirelli genera il 3% dei ricavi e ha due impianti, pari a una capacità produttiva del 10%, scrive il broker Intesa Sanpaolo (MI:ISP).

Stesso discorso anche per la società di costruzioni BUZZI (MI:BZU) UNICEM che arretra del 6,5% circa e che in Russia ha il 10% dei ricavi e una percentuale sull'Ebitda del 10%.

Fra le più colpite anche MAIRE TECNIMONT, che arretra del 7,4%. Secondo gli analisti di Intesa Sanpaolo, la oil service realizza il 25% dei propri ricavi in Russia attraverso una controllata e quindi le sanzioni potrebbero avere un impatto sui nuovi progetti.

Vendite copiose anche sul lusso, in particolare su BRUNELLO CUCINELLI (MI:BCU) in calo del 5,7% e MONCLER (MI:MONC) del 5%; quest'ultima a mercati chiusi riporta i dati del quarto trimestre 2021. Ma la peggiore di tutti è GEOX che lascia sul terreno oltre il 15%. Il gruppo delle calzature realizza l'8% del fatturato in Russia. La società ha comunicato i conti del 2021 con ricavi in crescita del 14,4% a cambi costanti a 608,9 milioni di euro e sottolinea il buon avvio del 2022 pur avvertendo che il precipitare della crisi ucraina potrebbe avere un impatto al momento non quantificabile sui conti.

Giù anche il settore automotive colpito dalle vendite sui timori dell'impatto derivante dalla guerra sulle vendite di auto. STELLANTIS arretra del 5,6%, CNH (MI:CNHI) del 2,8%. A livello europeo il comparto auto perde quasi il 6%.

© Reuters. La facciata della Borsa di Milano.  REUTERS/Alessandro Garofalo

Tra i pochi acquisti bene LEONARDO (+3,8%)attivo nella difesa a che in borsa beneficia dei venti di guerra.

Avvantaggiate le società petrolifere, come SAIPEM (MI:SPMI) che sale dello 0,9%. La oil service ha concluso la review del portafoglio ordini senza trovare ulteriori impatti rispetto a quelli comunicati il 31 gennaio scorso.

(Andrea Mandalà, editing Stefano Bernabei)

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