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Borsa Milano in profondo rosso dopo Pil tedesco, Usa e trimestrali, affonda Eni

Pubblicato 30.07.2020, 16:28
Aggiornato 30.07.2020, 16:36
© Reuters. Un passante davanti alla Borsa italiana di Milano

© Reuters. Un passante davanti alla Borsa italiana di Milano

MILANO, 30 luglio (Reuters) - Il dato relativi al crollo del Pil tedesco unito a quello altrettanto negativo sull'economia Usa a causa delle ricadute del Covid-19 mandano al tappeto le borse globali.

Anche Milano non è da meno con gli indici che si muovono in netto ribasso, appensantiti anche dalle trimestrali delle società, che risentano in maniera evidente degli effetti del lockdown sui conti economici.

Il Pil della Germania del secondo trimestre ha registrato un calo record del 10,1% da attese di -9%. Gli Usa per i tre mesi al 30 giugno scorso evidenziano una caduta del Pil pari al 32,9% in termini annualizzati, peggior risultato da quando si è iniziato a registrare la serie nel 1947.

Lo spread del rendimento fra titoli di Stato decennali italiani e tedeschi è fermo intorno ai 152 punti base.

Affonda Eni (MI:ENI), fra le peggiori del listino, con un calo del 7,2% (nettamente peggio rispetto al settore oil&gas europeo) dopo avere evidenziato una perdita netta rettificata di 714 milioni di euro nel secondo trimestre per effetto di svalutazioni legate al calo del prezzo del greggio a causa del contrarsi della domanda per effetto del lockdown. Il gruppo ha anche annunciato il taglio del dividendo a partire dal 2020 legato al prezzo del Brent che offre un valore base di 0,36 euro per azione. A inizio 2020 Eni aveva detto che avrebbe pagato un dividendo di 0,89 euro per l'anno. Secondo un primario broker italiano, i risultati sono migliori delle attese a livello operativo e sulla bottom line". Per Equita, "sebbene il taglio del dividendo vada oltre le nostre aspettative, apprezziamo che la generazione di cassa nel secondo trimestre sia stata nettamente migliore delle attese e che Eni si stia concentrando sui progetti dell'energy transition".

Continuano i flussi di vendita anche oggi su Saipem (MI:SPMI) in flessione del 6,2% dopo il tonfo di ieri (-9,8%) a seguito dei risultati del secondo trimestre ben sotto le attese. Da inizio anno le azioni della società di ingegneristica controllata da Eni e Cdp sono in rosso del 56%. Alla luce dei risultati e delle prospettive per l'anno, Mediobanca (MI:MDBI) Securities ha ridotto le stime di ricavi per il periodo 2020-22 fra l'8 e il 15% e le stime di Ebitda fra il 13 e il 23%. "Di conseguenza il prezzo obiettivo sul titolo viene tagliato del 21% a 2,2 euro per azione", si legge nel daily.

Effetto trimestrale anche su GENERALI (MI:GASI) che perde il 5,5% in un contesto europeo comunque pesante (-4% lo stoxx settoriale). La compagnia di assicurazione triestina ha evidenziato un calo dell'utile di circa il 57% nel primo semestre per oneri legati alla pandemia da coronavirus, che porta il gruppo a prevedere un risultato netto in calo quest'anno rispetto a quello precedente. Secondo Mediobanca Securities, "l'utile operativo è in linea con il consensus, ma l'utile netto significativamente inferiore alle nostre attese e del consensus, così come il solvency".

Negativa, anche se meglio dell'indice Enel (MI:ENEI) (-2,2%). Ieri l'annuncio della revisione della guidance per gli effetti del Covid, mentre l'Ebitda ordinario del periodo è salito dello 0,4% a 8,794 miliardi di euro grazie all'attività nel settore dell'energia verde e delle reti, con un andamento leggermente migliore delle attese degli analisti Equita ha confermato le stime di utile per il 2020 e "la view positiva sul titolo".

© Reuters. Un passante davanti alla Borsa italiana di Milano

Vendute le banche, molto negative anche a livello europeo: Unicredit (MI:CRDI) cede il 6% circa, Intesa (MI:ISP) Sp in flessione del 3,9%. Mediobanca sta perdendo il 3,6% dopo i risultati 2019-2020.

Male anche Webuild, in flessione del 7,7%.

Infine, fra i minori profondo rosso per Banca Intermobiliare (MI:BIM), sospesa al ribasso con un calo del 12% circa dopo la conclusione dell'offerta in Borsa dei diritti di opzione non esercitati relativi all'aumento di capitale.

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