LONDRA (Reuters Breakingviews) - A volte il modo migliore per vincere una battaglia è lasciare che l'aggressore si batta da solo. Il Ceo di Mediobanca (BIT:MDBI) Alberto Nagel potrebbe adoperare questa strategia con Monte dei Paschi di Siena (BIT:BMPS) (Mps), che venerdì ha lanciato un'offerta da 13 miliardi di euro sulla banca, di maggiori dimensioni, di Piazzetta Cuccia. Le tipiche opzioni difensive appaiono complicate, ma gli investitori diffidenti in materia di M&A potrebbero essere alleati di Nagel.
Il capo di lunga data di Mediobanca si trova in una situazione difficile. Un'acquisizione da parte di Mps, che capitalizza 8 miliardi di euro, sembra in teoria fantasiosa. Eppure Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin, holding della famiglia Del Vecchio, detengono quote importanti in entrambi i gruppi e sembrano aver benedetto l'operazione, che lega le mani a Nagel.
Un'opzione difensiva sarebbe quella di trovare un offerente rivale, ma non è facile: il governo italiano, che possiede poco più di un decimo di Mps, sembra sostenere l'integrazione proposta. Poiché Mediobanca è uno dei principali azionisti di Assicurazioni Generali (BIT:GASI), che detiene una parte rilevante di debito italiano, lo Stato ha interesse a mantenere il controllo entro i confini nazionali, tagliando fuori qualsiasi potenziale interesse straniero.
Nagel potrebbe corteggiare un offerente locale rivale come Intesa Sanpaolo (BIT:ISP),, del valore di 74 miliardi di euro. Anche in questo caso, però, il governo e i due grandi azionisti di Mediobanca potrebbero ostacolare qualsiasi offerta concorrente.
Un'alternativa sarebbe che Mediobanca lanciasse un proprio deal. Nagel ha cercato di diversificare nella gestione patrimoniale e nella finanza al consumo, ma oltre un terzo dei suoi guadagni deriva ancora dalla quota del 13% in Generali. La vendita di tale quota, un valore di circa 6 miliardi di euro, conferirebbe a Mediobanca un certo potere di M&A. Gli obiettivi potrebbero includere gestori patrimoniali o broker rivali, come FinecoBank (BIT:FBK), del valore di 11 miliardi di euro. Tuttavia, le regole italiane in materia di acquisizioni potrebbero rendere difficile per Mediobanca effettuare una propria operazione l'approvazione degli azionisti, che Caltagirone e Delfin potrebbero negare.
Ciò lascia a Nagel un'opzione: opporsi alla logica strategica della fusione con Mps, che ha poche sovrapposizioni con le attività di investment banking di Mediobanca. Nagel potrebbe argomentare che l'unione di due istituzioni molto diverse comporterebbe l'abbandono di banchieri di spicco. Inoltre, una fusione lascerebbe gli azionisti di Mediobanca più esposti a rendimenti inferiori in caso di calo dei tassi, dato che Mps è più incentrata sull'attivita' di credito. Forse un numero sufficiente di azionisti di Mediobanca potrebbe rifiutare l'accordo, avendo la meglio sulla posizione favorevole all'integrazione che vale circa il 30% di Caltagirone-Delfin.
Allo stesso tempo, evidenziare i problemi dell'operazione potrebbe tenere sotto pressione le azioni di Mps. L'offerente aveva originariamente proposto un piccolo premio del 5% per l'accordo di scambio azionario; da allora, la flessione del suo titolo ha più che annullato questo incentivo, lasciando il valore attuale dell'offerta di circa il 4% al di sotto dei livelli pre-offerta di Mediobanca. Questo andamento azionario rende più difficile per Mps aumentare l'offerta senza danneggiare ulteriormente il proprio titolo. Un mercato scettico sull'accordo significa che la posizione di Nagel potrebbe essere più forte di quanto sembri.
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(Tradotto da Claudio Leonel Piacquadio, editing Stefano Bernabei)