di Lisa Jucca
MILANO (Reuters) - Spunta un nuovo possibile matrimonio combinato tra banche italiane. Roma vuole inserire la fragile Mps (MI:BMPS) nell'orbita della rivale UniCredit. Ma il suo AD, Jean Pierre Mustier, è riluttante a cedere alle pressioni politiche. A Unicredit (MI:CRDI) conviene prendere tempo cercando di ottenere un accordo buono o migliore di quello spuntato da Intesa Sanpaolo (MI:ISP) per salvare le banche venete.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte svicolarsi da Mps, finita sotto il controllo pubblico a seguito del salvataggio del 2017. Per ottenere l'approvazione dell'Unione Europea a quell’intervento, Roma si è impegnata a vendere in tempi brevi la banca toscana. UniCredit, che vale quasi 16 miliardi di euro ed è 10 volte più grande di Mps in termini di capitalizzazione, è per Roma l’opzione migliore. Ma Mustier scenderà in campo solo se l'operazione non penalizza la base patrimoniale di UniCredit, dice La Repubblica.
Per fare questo è necessario che il ministro delle Finanze Roberto Gualtieri ripercorra lo schema di salvataggio usato per convincere l'AD di Intesa, Carlo Messina, ad assorbire le due banche venete fallite qualche anno fa. Intesa versò solo 1 euro e ottenne in cambio un regalo da 5 miliardi di euro dai contribuenti per rafforzare il capitale e finanziare i tagli al personale. Lo stato fornì anche garanzie per crediti deteriorati e rischi legali.
Mustier non dovrebbe accontentarsi di niente di meno. Nel caso della banca senese, lo stato dovrebbe pagare circa 2 miliardi di euro per pulire il bilancio, più una somma simile per futuri oneri di ristruttrazione, secondo le stime di alcuni analisti bancari. Lo stato dovrebbe anche farsi carico di circa 10 miliardi di euro in rischi legali accumulati nel corso degli anni.
Mustier potrebbe anche chiedere uno sconto sull'equity value di Mps, pari a circa 1,5 miliardi. Ma il governo potrebbe opporsi per non penalizzare gli investitori di minoranza. Uno swap azionario a premio zero potrebbe comunque rappresentare un buon affare per UniCredit. Tagliando il 4% dei costi operativi annui combinati, UniCredit potrebbe generare quasi 500 milioni di euro in risparmi lordi annui, che valgono 3,6 miliardi di euro per gli azionisti una volta tassati e capitalizzati.
Pagando il prezzo di mercato, UniCredit potrebbe anche beneficiare di un "badwill" di almeno 6 miliardi di euro per assorbire ulteriori costi o perdite su crediti deteriorati. Anche se lo stato restasse con una quota del 6%, UniCredit potrebbe cercare di minimizzare i suoi diritti di voto e mettere in cima alle priorità la graduale vendita della partecipazione pubblica.
Un accordo simile, anche se complesso, aiuterebbe UniCredit a rispondere alla minaccia competitiva di Intesa, che si è resa più forte con l'acquisizione della rivale UBI Banca (MI:UBI). Ma Mustier dovrebbe in ogni caso assicurarsi di ricevere la banca toscana in un bel pacchetto regalo.