di Stefano Bernabei e Giuseppe Fonte
ROMA (Reuters) - La Camera ha avviato ieri l'esame di una proposta di Fratelli d'Italia per nazionalizzare la Banca d'Italia attraverso il ministero dell'Economia, che comprerebbe al valore nominale le quote oggi detenute da soggetti privati, come banche e assicurazioni.
Con una legge del 2013 il capitale della Banca d'Italia è stato rivalutato a 7,5 miliardi, in 300.000 quote. La proposta Meloni prevede che lo Stato riacquisti le quote al precedente valore storico, di circa 155.000 euro.
Oggi i principali detentori di quote rivalutate sono Intesa (MI:ISP) SP, Unicredit (MI:CRDI) e Assicurazioni Generali (MI:GASI), ma anche Carige (MI:CRGI). Se la riduzione forzosa del valore delle quote non venisse indennizzata, gli attuali partecipanti al capitale subirebbero perdite ingenti. Viceversa, lo Stato dovrebbe sostenere oneri elevati in caso di indennizzi.
Il ruolo di relatore è stato assegnato a una esponente della maggioranza, Francesca Anna Ruggiero del M5s. Ma non è chiaro se questo indichi che il partito guidato da Luigi Di Maio intenda sostenere il progetto di legge.
Un deputato di Fratelli d'Italia, Marco Osnato, ha ricordato ieri che nel 2016 il M5s ha presentato una proposta analoga, auspicando che "si possa ragionare insieme sul provvedimento".
Per Giovanni Currò, membro M5s della commissione Finanze, "il Movimento 5 stelle non ha una posizione. Dobbiamo discuterne tra noi, con i nostri rappresentanti al governo e ovviamente con la Lega".
Claudio Borghi, presidente leghista della commissione Bilancio di Montecitorio, ha presentato un suo progetto di legge per stabilire che la proprietà dell'oro di Bankitalia è dello Stato italiano.
Borghi dice che la proposta di far riacquistare le quote al Tesoro "è assai problematica. Potrebbe essere un'occasione per parlare della governance ma, così come è disegnata, ha delle criticità economiche. Ne parlerò con Fratelli d'Italia".
Nella discussione di ieri in commissione, secondo il resoconto, la relatrice ha sostenuto che "le norme in esame non sembrano incidere sull'indipendenza" di Bankitalia e sulla pubblicità dell'istituto".
Intervenendo ieri in commissione, il sottosegretario al Tesoro Alessio Villarosa, del M5s, ha detto che "il Governo si riserva senz'altro di intervenire in una successiva fase dell'iter del provvedimento" e di condividere la richiesta di svolgere audizioni per approfondire il tema.
Nel dossier allegato alla legge, depositato alla Camera, si osserva che la norma, che se approvata entrerebbe in vigore dal 1 marzo e regolamentata in tre mesi successivi, presenta alcuni passaggi che richiedono chiarimenti.
Per esempio nel dossier ci si chiede se, con questa legge, Bankitalia continui a far parte dell'SSM, cioè del meccanismo di vigilanza unico europeo. Ma anche che l'abrogazione prevista di alcuni articoli della legge del 2013 "potrebbe privare la Banca d'Italia del Consiglio superiore e dell'assemblea dei partecipanti [...] rendendo prive di fondamento giuridico le vigenti disposizioni statutarie, con possibili riflessi sul l'operatività ordinaria dell'Istituto".
Quanto alle quote, ritenendo plausibile l'indennizzo per la riduzione forzosa del valore, il dossier allegato alla proposta di legge avverte che "occorre valutare quali oneri a carico del bilancio dello Stato derivino dalla nazionalizzazione".
Sul tema, però, secondo Osnato di Fratelli d'Italia, il rischio che con l'attuale assetto le quote oggi in mani italiane possano finire ad "azionisti stranieri" rende la questione dell'onere per lo Stato non prioritaria, "rispetto al rischio che corre il Paese di perdere la sovranità sulla propria banca centrale".