Investing.com – La Cina ha presentato il più importante piano di stimolo all’economia dopo la pandemia, nel tentativo di raggiungere l’obiettivo di crescita 2024 fissato al 5%.
Pechino è intervenuta con una triplice mossa, abbassando i tassi, dando respiro alle banche e prevedendo misure di sostegno al settore immobiliare che versa in profonda crisi da anni.
I mercati azionari cinesi hanno risposto in maniera positiva, con i CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen e l’Hang Seng di Hong Kong che sono andati al galoppo nelle ultime due sedute.
Inizia l’alba di una nuova era per la Cina e per le azioni cinesi? Oppure lo stimolo serve solo a dare un sollievo temporaneo ai dolori della Repubblica Popolare? Ecco cosa ne pensano gli analisti.
Álvaro Sanmartín, Chief Economist, Amchor IS
Come è apparso sempre più chiaro, la PBOC ha approvato un pacchetto di misure di stimolo per cercare di raggiungere l'obiettivo di crescita del 5% per quest'anno. E l'intensità delle azioni che vengono lanciate oggi è nettamente superiore a quanto previsto dal mercato.
È stato ridotto il coefficiente di riserva obbligatoria di 50 punti base, i tassi di interesse sono stati abbassati di 20 punti base, gli acconti per i mutui sulla seconda casa sono stati ridotti e sono state stabilite misure di iniezione di liquidità per incoraggiare l'acquisto di azioni. È stato rafforzato il sostegno della PBOC all'acquisto di immobili da parte dei governi locali per ridurre lo stock di case vuote.
Ritengo che l'entità del pacchetto annunciato sia significativa e che possa consentire alla Cina di raggiungere il suo obiettivo di crescita per il 2024. È probabile, per questo motivo, che contribuisca a migliorare il sentiment nei confronti delle azioni cinesi che sono davvero convenienti. È anche un altro elemento che può aiutare il sentiment generale nei confronti degli asset rischiosi, in questo caso soprattutto quelli emergenti e forse anche l'Europa, dato che il nostro continente è più esposto alla Cina rispetto agli Stati Uniti.
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Benoit Anne, Managing Director - Investment Solutions Group, MFS Investment Management
Se pensiamo alle prospettive a lungo termine della Cina, la nostra analista interna, Aimee Kaye, ritiene che i venti contrari siano molto più rilevanti dei venti di coda. In altre parole, non siamo costruttivi sulla Cina nel lungo periodo. Questo perché le sfide della Cina sono numerose e significative. Per quanto riguarda le politiche, sembra che l'attenzione si sia spostata dall'attuazione di politiche favorevoli al mercato. Per quanto riguarda la crescita, la sfida è rappresentata dai problemi strutturali della domanda interna e dei consumi privati. L'emergere di una forte classe media e di una solida rete di sicurezza sociale è stata la chiave del successo per la transizione del modello di crescita cinese verso un regime più sostenibile e orientato ai consumi. Tuttavia, i progressi sono stati contrastanti su questo fronte. La debolezza dell'inflazione si è sempre più radicata, pesando sui bilanci delle famiglie e delle imprese. Per quanto riguarda la stabilità finanziaria, l'economia locale sta ancora cercando di digerire l'esaurimento della bolla immobiliare. Inoltre, il quadro del debito rimane poco attraente e la politica fiscale fatica a essere efficace, dato che i governi locali sono limitati da oneri debitori già elevati e non sono in grado o disposti ad attuare le richieste di infrastrutture provenienti dal governo centrale.
In questo contesto, il nostro team EM tende a mantenere un orientamento cauto verso l'esposizione alla Cina. Per essere chiari, ciò non significa che in Cina non vi siano interessanti opportunità di investimento. Per esempio, è giusto dire che ci sono settori vivaci, come quello tecnologico o quello della transizione ecologica, ma anche in questo caso le stesse aziende cinesi sono alla ricerca di opportunità di crescita all’estero.
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John Woods (CIO Asia, Banque Lombard Odier & Cie SA) e Homin Lee (Senior Macro Strategist, Banque Lombard Odier Cie SA)
I mercati azionari cinesi hanno registrato una ripresa dopo il lancio di un pacchetto di stimoli coordinati da Pechino.
Le autorità cinesi hanno varato un nuovo pacchetto di misure di stimolo volte a sostenere i mercati immobiliari e azionari e a rilanciare il sentiment degli investitori.
La banca centrale ha tagliato il tasso di interesse di 20 punti base, in linea con le nostre aspettative, e ha ulteriormente ridotto i requisiti di riserva delle banche.
La sorpresa più grande è stata il sostegno ai mercati azionari, sotto forma di nuovi swap e prestiti per sostenere gli acquisti di titoli.
Manteniamo una visione cauta a lungo termine sull'economia e sugli asset cinesi, in attesa dell'esito delle elezioni statunitensi. Per gli investitori più propensi al rischio che desiderano aumentare le proprie allocazioni in Cina, vale la pena di prendere in considerazione alcuni titoli quotati a Hong Kong del settore consumer discretionary e delle comunicazioni.
Jonathan Pines, Head of Asia ex Japan di Federated Hermes
Per molto tempo gli investitori si sono chiesti perché la Cina stesse reagendo in modo così “zoppicante” e graduale alla propria profonda recessione. La ragione più probabile di questa risposta graduale è che la Cina ha il brutto ricordo di aver stimolato eccessivamente durante la crisi finanziaria globale, causando un eccesso di capacità e una cattiva allocazione delle risorse. Ma la risposta graduale degli ultimi due anni, volta a ravvivare il sentiment dei consumatori, è stata in gran parte inefficace, soprattutto perché è stata accompagnata da un contemporaneo giro di vite anti-corruzione che ha spaventato molti dirigenti d'azienda dal prendere grandi decisioni di investimento.
Da almeno un anno gli investitori attendono il “bazooka” che farà rinascere la fiducia sia nelle azioni sia negli immobili (due asset fondamentali per le famiglie cinesi). Il nuovo approccio forte e sfaccettato sottolinea quanto meno la serietà del governo nell'affrontare il problema. E potrebbe essere quello che serve per far sì che i valori degli asset aumentino, contribuendo a far rinascere la fiducia dei consumatori.
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