Di Mauro Speranza
Investing.com - Mattinata caratterizzata dalla vendite a Piazza Affari dove il Ftse Mib perde lo 0,80%, tra le peggiori in Europa.
Proseguono le incertezze collegate alla crisi in Argentina, dove ieri l’indice principale Merval ha ceduto il 38% e il peso argentino è crollato nei confronti del dollari.
Il crollo era arrivato dopo la sconfitta alle primarie di Mauricio Macri, presidente argentino dal 2015 quando aveva battuto il peronismo e il suo predecessore Cristina Fernandez de Kirchner.
Macri paga il prezzo delle promesse elettorali deluse e di una crisi che prosegue dopo che il Paese aveva sfiorato il default accedendo per un soffio agli aiuti del Fondo Monetario Internazionale (FMI).
Le scelte di Macri avevano portato ad una continua svalutazione del peso, alla frenata dei consumi e degli investimenti, a cui si aggiunge un’inflazione al 50%, rendendo molto difficile il rispetto dei target di pareggio del bilancio 2019.
“Il rischio di un peso argentino a quota 80 contro dollaro entro Natale, è tutt’altro che remoto”, spiega l’analista Enzo Farulla al Sole 24 Ore. “Il debito pubblico, attorno all’80% del Pil, non è a livelli allarmanti e i titoli di debito in valuta straniera prevedono scadenze lontane, nel 2033 e 2038. Non vi sono perciò timori per un default analogo a quello del 2001, quando l’esposizione debitoria fu di dimensioni ragguardevoli”, conclude l’esperto.
“Il vero timore è rappresentato dalla possibilità che il nuovo governo peronista, versione locale dei sovranisti, possa chiedere di rinegoziare l’accordo con l’FMI”, aggiunge Yerlan Syzdykov, global head dei Mercati emergenti presso Amundi Asset Management, “ricominciando un giro di tango che gli investitori conoscono fin troppo bene e di cui farebbero volentieri a meno”.
La grave crisi nel paese continua a influenzare i mercati, compreso quello italiano. Tra i titoli più espositi troviamo Tenaris (MI:TENR) che oggi cede oltre l’1%, dopo la chiusura a -3,29% arrivata ieri nel mezzo della crisi. L’azienda produttrice di tubi per il mercato petrolifero vanta una presenza storica nel paese sudamericano e possiede in Argentina un quinto della sua capacità produttiva.
Male anche Saipem (MI:SPMI) che aggiunge un 1% alle perdite di ieri (-2,44%). Oltre alle ripercussioni generali sul mercato petrolifero argentino, il gruppo ha ottenuto diversi contratti nell’area a partire dal 2018.
Tra gli altri titoli esposti in Argentiamo troviamo Pirelli (MI:PIRC), oggi in flessione dell’1,56% dopo il -0,93% di ieri, CNH Industrial (MI:CNHI) che perde il 2% in due giorni, Salini Impregilo (MI:SALI) che dopo il -4,40% della giornata di ieri, cede un altro 1% e Fincantieri (MI:FCT) con un -5% da ieri.