Di Geoffrey Smith
Investing.com - I deflussi dall'azionario europeo nel 2022 sono maggiori, in termini relativi, di quelli registrati nella prima fase della pandemia nel 2020, e sembra ancora troppo presto per scommettere su un'inversione di tendenza.
Questa è l'opinione degli strategist di Citigroup (NYSE:C), che in una nota ai clienti hanno avvertito che i mercati generalmente "devono prima trovare un fondo prima di poter tornare a registrare afflussi netti".
Gli investitori sono stati 'venditori netti' di titoli europei sin dall'invasione dell'Ucraina da parte della Russia a febbraio, e la striscia non sembra ancora terminare: i mercati nazionali sono scesi del 14% solo nell'ultimo mese, mentre le banche centrali hanno aumentato i tassi di interesse e le vittorie ucraine sul campo di battaglia hanno spinto il Cremlino a intensificare la guerra mobilitando le riserve, annettendo i territori occupati e - apparentemente - facendo esplodere i gasdotti sottomarini.
In un'analisi dei dati EPFR, il team di analisti di Citi guidato da David Groman ha dichiarato che i deflussi dai fondi istituzionali cumulativi sono ora al 6% del patrimonio totale in gestione. Questo dato si confronta con i deflussi di appena il 3% negli otto mesi successivi allo scoppio della Covid-19 nel 2020. In termini storici, è più simile a un altro episodio specifico dell'Europa, la crisi del debito dell'Eurozona del 2011-12, in cui i deflussi hanno raggiunto il 7% degli AuM prima di invertire la rotta.
Nel frattempo, il tradizionale divario di valutazione tra i titoli statunitensi e quelli europei si è ampliato fino a raggiungere un livello che di solito si osserva solo in periodi di stress estremo. Negli ultimi 16 anni, hanno osservato gli analisti, il divario tra il multiplo degli utili a termine dell'MSCI Europe e quello dell'MSCI US è stato in media pari a tre. Oggi, invece, il divario è pari a cinque: l'Europa tratta a 11x gli utili attesi, mentre gli Stati Uniti a 16x.
Gli analisti di Goldman Sachs (NYSE:GS) hanno sostenuto nelle scorse settimane che, più che segnalare un'opportunità di acquisto, questo multiplo riflette il fatto che gli analisti europei sono stati troppo lenti a rivedere al ribasso le loro previsioni sugli utili a fronte di una recessione che è ormai ampiamente considerata inevitabile.
Groman e co. hanno fatto notare che nella storia recente c'è un solo esempio in cui i titoli non sono rimbalzati da qui. In media, hanno recuperato circa il 16% nei 12 mesi successivi a un tale periodo di deflussi. L'unica eccezione è stata il 2008, quando sono scese di un altro 37%.
Ad oggi, il settore finanziario europeo è lontano da quel periodo, affrontato con capitali inadeguati e, in molti casi, con una leadership poco professionale e politicizzata. Tuttavia, la natura estrema di quell'unico caso anomalo potrebbe attenuare l'entusiasmo di coloro che aspettano il momento giusto per abboccare alla crisi.