di di Olaf Storbeck
LONDRA (Reuters Breakingviews) - Sergio Marchionne spera che la nuova Alfa Romeo Giulia, presentata ieri, sia il primo passo per riuscire a competere con Audi, Bmw e Daimler.
La macchina rossa, sviluppata sotto l'egida degli ingegneri Ferrari, è un veicolo davvero impressionante. Ma evidenzia anche i limiti della strategia di Fiat Chrysler (Fca): l'azienda probabilmente non ha abbastanza benzina nel serbatoio per competere con i suoi rivali tedeschi.
Allo stato attuale, la Giulia, che dovrebbe arrivare ai concessionari in circa sei mesi, ha lo scopo di sfidare i veicoli di medie dimensioni come la classe C di Mercedes.
Altri sette nuovi modelli Alfa sono previsti nei prossimi tre anni e mezzo.
Ford, che sta cercando di entrare nel segmento premium Usa con il marchio Lincoln, calcola che i veicoli di lusso costituiscono non più del 10% delle vendite, ma circa un terzo degli utili.
Sfruttare il passato di Alfa è una strategia intelligente, ma certo non una strada facile.
La Giulia è la prima nuova berlina del marchio in un decennio. La divisione attualmente genera meno del 2% delle vendite del gruppo, ma assorbirà un decimo dei 9,5 miliardi di euro annui di investimenti. E la sua rete di rivenditori è fragile, soprattutto al di fuori dell'Europa.
Questo potrebbe ostacolare le attese di Marchionne di vendere circa 400.000 Alfa nel 2018, contro le 68.000 del 2014.
La stima della società di consulenza IHS Automotive, che indica poco più della metà di questa cifra, è più realistica.
Le dimensioni ridotte di Alfa rappresentano un grande svantaggio rispetto ai rivali. I costi di ricerca e sviluppo per veicolo sono di circa il 25% superiori a quelli di Bmw.
In termini assoluti, il rivale tedesco può permettersi di sborsare 10 volte più di Alfa in ricerca e investimenti.
La scarsa redditività di Fiat e 11,5 miliardi di euro di debito netto limitano la capacità di spendere di più.
E la concorrenza è agguerrita: produttori del calibro di Jaguar, Land Rover, Volvo, Cadillac, Tesla e Lincoln sono in lizza per un posto nel garage di lusso.
La storia di Fiat Chrysler sulla qualità e l'innovazione non è buono. JD Power ha classificato Fiat, Chrysler e Jeep tra i peggiori nel suo studio sulla qualità negli Usa nel 2015.
Una fusione con General Motors (NYSE:GM) o un altro grande rivale potrebbe, in teoria, risolvere o alleviare molti di questi problemi - non ultimo la duplicazione degli investimenti, uno dei fastidi ricorrenti di Marchionne. Ma investire denaro in vecchi marchi in difficoltà, è comporensibile non sia molto attraente per potenziali partner.
(L'autore è un columnist Breakingviews, le opinioni espresse sono le sue)
((tradotto da Redazione Milano, reutersitaly@thomsonreuters.com,+39 02 66129431, Reuters messaging: stefano.rebaudo.reuters.com@reuters.net))