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Generali, Bardin (Delfin) lascia Cda come Caltagirone, si inasprisce scontro su governance

Pubblicato 17.01.2022, 09:25
Aggiornato 17.01.2022, 13:36
© Reuters. Il logo Generali presso la sede centrale a Milano.  REUTERS/Stefano Rellandini

di Stefano Bernabei e Claudia Cristoferi e Gianluca Semeraro

MILANO (Reuters) -A pochi giorni dalle dimissioni del vicepresidente Francesco Gaetano Caltagirone, anche Romolo Bardin, rappresentante dell'azionista Leonardo Del Vecchio, ha comunicato che lascerà il board di Generali (MI:GASI).

Viene così definitivamente sancita la rottura con l'attuale consiglio di amministrazione da parte del patto che lega l'imprenditore romano, il fondatore di Luxottica (MI:LUX) e la Fondazione Crt. Una rottura che si gioca attorno alle strategie e alla futura guida della compagnia triestina.

Il Ceo Philippe Donnet, al timone dal 2016, è finito da tempo nel mirino di Caltagirone e Del Vecchio, che gli imputano una strategia M&A poco aggressiva e sono contrari al rinnovo del suo mandato in scadenza ad aprile.

Bardin, amministratore delegato di Delfin, holding di Del Vecchio, ha motivato la sua decisione facendo riferimento alle modalità operative e ad alcune scelte del consiglio e dei comitati a cui partecipa, con particolare riguardo anche al processo di formazione della lista del Cda per il suo rinnovo, si legge nel comunicato di Generali che ne annuncia le dimissioni.

Il presidente di Generali Gabriele Galateri, esprimendo "rammarico" per le dimissioni, ha ribadito che "la società ha sempre condotto la sua attività secondo criteri di assoluta trasparenza e rigorosa correttezza, nell'interesse di tutti gli stakeholder. Principi, questi, a cui confermo ci si è sempre attenuti nei rapporti con tutti i consiglieri, senza eccezione alcuna e in ogni occasione".

Giovedì scorso Caltagirone, secondo azionista della compagnia con l'8% circa, annunciando le dimissioni ha espresso una dura critica al Cda lamentando di essere stato "palesemente" osteggiato e impedito dal dare il proprio "contributo critico e ad assicurare un controllo adeguato".

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In entrambi i casi, non sono state pubblicate integralmente le lettere dei due consiglieri che si sono dimessi, ma non è escluso che la cosa possa avvenire per dare maggiore trasparenza, secondo due fonti che stanno seguendo il dossier.

NIENTE OBBLIGHI SU PROSSIMI ACQUISTI

Un primo effetto delle decisioni di Caltagirone e Bardin di uscire dal board è che ora potranno muoversi al riparo da obblighi di comunicazione al mercato fino al raggiungimento di soglie rilevanti.

Finché Delfin e Caltagirone non supereranno singolarmente il 10%, non saranno obbligati a darne comunicazione. Il patto potrebbe quindi superare la quota dei diritti di voto di cui dispone oggi il primo azionista Mediobanca (MI:MDBI), presentandosi quindi all'assemblea di aprile in vantaggio, senza comunicarlo preventivamente al mercato.

Al momento il patto Delfin-Caltagirone-Crt raccoglie complessivamente poco più del 16% del capitale contro il 17% in diritti di voto di Mediobanca (circa 13% del capitale), a cui va aggiunto l'1,4% di De Agostini che si è espressa a favore di Donnet.

DOMANI BOARD SU 'LONG LIST', CDA SOTTO MINIMO STATUTARIO

Domani intanto è in agenda una riunione del Cda di Generali in cui verrà presentata la cosiddetta 'long list' per il rinnovo del board, riferisce una fonte vicina alla situazione.

Si tratta del primo passo concreto nell'iter che porterà alla definizione prima di una short list e infine della lista definitiva da sottoporre all'assemblea dei soci di aprile, quando investitori istituzionali, con il 35% del capitale, e azionisti retail (22,5%) saranno l'ago della bilancia nella nomina del nuovo consiglio e del nuovo Ceo.

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Si discuterà anche delle dimissioni di Bardin e Caltagirone e si faranno delle valutazioni sull'opportunità di riportare il numero dei consiglieri a 13, minimo indicato nello statuto, attraverso due cooptazioni, già prima della nomina del nuovo board in aprile.

LISTE CONTRAPPOSTE

In contrapposizione alla lista che sarà presentata in assemblea dal Cda uscente e che vedrà la conferma di Donnet come Ceo, i soci del patto ne stanno preparando una alternativa, con un proprio candidato AD, e sono al lavoro per elaborare un piano industriale che potrebbe essere presentato il mese prossimo, ha detto venerdì una fonte che segue il dossier.

Tra i nomi circolati sulla stampa per la presidenza ci sarebbe Patrizia Grieco, ex numero uno di Enel (MI:ENEI), ma anche quello di Sergio Balbinot, già top manager del Leone, e l'ex ministro della giustizia Paola Severino.

Per il ruolo di AD i nomi circolati sono quello di Matteo Del Fante, AD di Poste Italiane (MI:PST), l'attuale Cfo di Allianz (DE:ALVG) Giulio Terzariol e Fabrizio Palermo, ex AD di Cdp, già in McKinsey, ma - spiegano le fonti che seguono il dossier - da collocare più tra i consulenti vicini a Caltagirone e i pattisti che per ruoli operativi in Generali.

Questo in attesa dell'esito della consultazione sul documento di richiamo di attenzione lanciata da Consob a inizio dicembre, in risposta a quesiti sollevati da Caltagirone.

(in redazione a Milano Sabina Suzzi)

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