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Giappone, perché lo yen debole non è più una grande spinta per imprese

Pubblicato 22.09.2022, 17:10
Aggiornato 22.09.2022, 17:27
© Reuters. Monete e banconote di yen giapponese in questa foto illustrativa del 16 giugno 2022. REUTERS/Florence Lo/Illustrazione/Foto d'archivio

© Reuters. Monete e banconote di yen giapponese in questa foto illustrativa del 16 giugno 2022. REUTERS/Florence Lo/Illustrazione/Foto d'archivio

TOKYO (Reuters) - Un tempo la debolezza dello yen rappresentava un fattore positivo per le aziende giapponesi, poichè permetteva loro di vendere auto e macchine fotografiche a prezzi inferiori all'estero e di ottenere utili più consistenti una volta che i profitti venivano trasferiti nel Paese. 

Negli ultimi tempi non è più così semplice, come è emerso con chiarezza oggi quando le autorità giapponesi sono intervenute sul mercato dei cambi per vendere dollari in cambio di yen, per la prima volta in quasi un quarto di secolo.

L'intervento era finalizzato a sostenere la malconcia valuta nipponica, colpita dall'impennata del dollaro che ha fatto lievitare i prezzi di qualsiasi bene, dai generi alimentari al carburante.

Per i produttori giapponesi, la debolezza dello yen è meno vantaggiosa rispetto a decenni fa, come affermano funzionari aziendali e produttori, con le aziende che hanno incrementato costantemente la produzione all'estero e le catene di fornitura.

Ecco alcune informazioni su come le dinamiche evolutive della terza economia al mondo hanno modificato l'impatto di uno yen più debole sulle imprese giapponesi. 

COSA È CAMBIATO PER LE AZIENDE GIAPPONESI?

Secondo gli ultimi dati del ministero del Commercio, quasi un quarto della produzione giapponese viene realizzata all'estero. Da mettere a confronto con il 17% circa di dieci anni fa e con il 15% di vent'anni fa.

Circa due terzi delle auto che le case automobilistiche giapponesi vendono annualmente sono ora prodotte all'estero, secondo i calcoli effettuati da Reuters sulla base dei dati di Japan Automobile Manufacturers Association.

Due decenni fa, le auto prodotte all'estero rappresentavano meno del 40% delle vendite. 

Le aziende si stanno anche distaccando dal modello di produzione ed esportazione di un tempo, poiché la tecnologia ha modificato le loro attività. Hitachi (TYO:6501), ad esempio, si sta concentrando sempre più sulla fornitura di soluzioni digitali ai clienti a livello globale, piuttosto che sui soli hardware.

QUAL È IL RISCHIO AL RIBASSO?

La debolezza dello yen ha fatto aumentare il costo del carburante e di altre materie prime per i produttori nazionali. In particolare, ciò sta impattando anche la spesa delle famiglie e la fiducia dei consumatori nel mercato interno, aggravando le sofferenza di un'economia che scricchiola.

Le recenti e rapide perdite - la valuta nipponica è scesa di circa il 20% rispetto al dollaro dall'inizio di quest'anno - rendono inoltre difficile per le aziende elaborare programmi per il futuro. 

La debolezza dello yen fa aumentare i costi di acquisizione delle aziende all'estero, anche se questo potrebbe rappresentare un problema minore per molte aziende giapponesi che dispongono di notevoli liquidità. Allo stesso tempo, la debolezza dello yen rende le aziende giapponesi obiettivi meno dispendiosi per gli acquirenti stranieri. 

QUALI SONO LE PROSPETTIVE PER LE AZIENDE?

Molti produttori, comprese le case automobilistiche, affermano che uno dei vantaggi di una maggiore produzione nei mercati locali è la minore sensibilità alle oscillazioni valutarie.

Anche se ci possono essere preoccupazioni riguardo alla produzione in alcuni mercati, come la Cina, sembra improbabile che la tendenza alla produzione offshore si inverta presto in modo significativo.

© Reuters. Monete e banconote di yen giapponese in questa foto illustrativa del 16 giugno 2022. REUTERS/Florence Lo/Illustrazione/Foto d'archivio

Le aziende evidenziano anche il costo più elevato delle materie prime come un punto a sfavore. 

Per i rivenditori al dettaglio, la debolezza dello yen è stata particolarmente dolorosa, in quanto ha fatto lievitare i costi, compresi quelli dell'energia e dei generi alimentari.

(Tradotto da Chiara Bontacchio, editing Stefano Bernabei)

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