MILANO (Reuters) - Il Covid-19, nonostante i suoi pesanti effetti sulle economie di tutto il mondo, non ha frenato la corsa dei giganti del web nel primo semestre di quest'anno dopo cinque anni al galoppo in cui hanno piu' che raddoppiato il loro fatturato aggregato rispetto a una crescita del 10% registrato dalle multinazionali manifatturiere.
Volano gli utili grazie anche agli effetti della tassazione in Paesi a fiscalità agevolata. E Amazon (NASDAQ:AMZN) si distingue come prima al mondo per ricavi e forza lavoro.
E' quanto emerge da un'analisi dell'Area Studi di Mediobanca (MI:MDBI) sui bilanci dei 25 giganti del websoft nel quinquennio 2015-2019 e l'impatto del Covid-19 sui risultati del primo semestre 2020.
Fra le società prese in esame non c'è ByteDance, l'unicorno che controlla l'app TikTok. Di queste, 14 hanno sede negli Usa, 6 in Cina, 3 in Giappone e 2 in Germania. Di fatto c'è un blocco americano che si confronta con quello cinese mentre l'Europa è solo marginalmente presente.
Nel 2019 il fatturato aggregato dei 25 giganti web ha toccato quota 1.014 miliardi, pari all’8% del giro d’affari totale delle multinazionali industriali mondiali: i primi tre player, Amazon, Alphabet (NASDAQ:GOOGL) e Microsoft (NASDAQ:MSFT), rappresentano circa la metà dei ricavi aggregati websoft. Amazon (249,7 miliardi), in prima posizione dal 2014, ne rappresenta da sola un quarto, sottolinea lo studio.
RISPARMI PER 46 MLD DI IMPOSTE IN 5 ANNI CON FISCO AGEVOLATO
Volano anche gli utili, a 146 miliardi (il 15,6% del totale della grande manifattura globale), incrementati a un tasso medio annuo del +24,1% (le multinazionali manifatturiere sono ferme a +0,6%). Circa la metà dell'utile ante imposte delle websoft è tassato in Paesi a fiscalità agevolata, con conseguente risparmio fiscale cumulato di oltre 46 miliardi nel 2015-2019, evidenzia l'analisi. Il tax rate effettivo di queste multinazionali è pari al 16,4%, al di sotto di quello teorico del 22,2%.
Nel periodo 2015-2019 Microsoft, Alphabet e Facebook (NASDAQ:FB) hanno risparmiato rispettivamente 14,2 miliardi, 11,6 miliardi e 7,5 miliardi.
Importante anche il contributo all'occupazione. A fine 2019 la forza lavoro delle websoft era composta da 2,2 milioni di persone in tutto il mondo, in crescita di 1 milione di unità rispetto al 2015. La sola Amazon dà lavoro a 798.000 persone con una crescita in cinque anni del 245% grazie anche alle acquisizioni effettuate dal colosso dell e-commerce guidato da Jeff Bezos.
E sempre a fine 2019 i giganti del websoft valevano oltre otto volte l'intera Borsa italiana e quasi il triplo di quella tedesca.
La fotografia al primo semestre di quest'anno - che quindi include gli effetti del Covid-19 e del drastico calo dei consumi sui tradizionali canali di acquisto a seguito del lockdown - mette a fuoco la differenza fra l'andamento delle società del web e la crisi delle aziende tradizionali. Nello studio emerge, infatti, che "se la grande manifattura ha subito un calo dell'11%, i colossi del web hanno spinto sull'acceleratore, con una crescita del fatturato del 17% rispetto allo stesso periodo del 2019".
Ovviamente non tutte le aziende sono cresciute allo stesso modo, anzi alcune hanno risentito pesantemente della crisi dei consumi e dello stop alla mobilità delle persone: l'e-commerce ha fatto la parte del leone con +31,3% rispetto al primo semestre del 2019, seguito dal fintech, dalla sottoscrizione di abbonamenti e dall’offerta di servizi cloud. Di contro si registra una riduzione dei ricavi legati alla sharing mobility (-22,6%) e alle vendite online di viaggi e prenotazioni di alloggi (-50,8%). Le aziende piu' colpite sono Booking ed Expedia.
Non si ferma neppure la crescita degli utili (+16,6%), con il record di 18 milioni di profitti netti al giorno, spiega l'analisi.
Infine, un cenno alla borsa: nei primi 9 mesi del 2020 la capitalizzazione di queste società è aumentata del 30,4% (a fronte di -6% per le multinazionali della manifattura). A fine settembre il podio della Borsa è occupato da Microsoft (1.357 miliardi), Amazon (1.345 miliardi) e Alphabet (852 miliardi) che, da sole, esprimono un terzo del valore totale dell’indice Nasdaq 100.
(Giancarlo Navach, in redazione Maria Pia Quaglia)