di Giuseppe Fonte
ROMA (Reuters) - Il governo ha definito l'emendamento al decreto fiscale per incentivare la creazione di una società unica con le reti fisse di Telecom (MI:TLIT) (Tim) e Open fiber, controllata da Cassa depositi e prestiti e Enel (MI:ENEI).
Il testo prevede l'introduzione di un regime tariffario incentivante con il metodo 'regulated asset base', già in vigore per Terna (MI:TRN) e Snam (MI:SRG).
"La Rab assicura ricavi e utili prevedibili nel tempo e rende l'investimento nella società appetibile per investitori di lungo termine come Cdp", spiega una fonte governativa.
L'emendamento, presentato ufficialmente in Senato dal senatore M5s Emiliano Fenu, affida all'Autorità per le comunicazioni il compito di definire il nuovo modello.
Nella versione letta da Reuters, le tariffe saranno fissate "tenendo conto anche del costo storico degli investimenti effettuati in relazione alle reti di accesso trasferite, della forza lavoro dell'impresa separata e delle migliori pratiche regolatorie europee e nazionali".
Il decreto fiscale è in corso di esame in Senato. Il via libera dell'aula è atteso la prossima settimana, poi il provvedimento andrà alla Camera.
L'iniziativa del governo arriva dopo che il cda di Tim ha revocato le deleghe all'AD Amos Genish, martedì scorso. La scelta del nuovo capo azienda è attesa il 18 novembre.
I candidati in lizza, secondo alcune fonti sentite da Reuters, sono due consiglieri di Tim: l'ex responsabile dell'area Emea di Fiat (MI:FCHA) Chrylser Alfredo Altavilla e Luigi Gubitosi, oggi commissario di Alitalia.
"Non c'è nessuna preferenza, saremo laici e chiunque sarà scelto sarà l'AD con cui interloquiremo", ha detto il vice premier e leader del Movimento cinque stelle, Luigi Di Maio.
Il M5s, che è al governo da giugno assieme alla Lega, ha posto la rete veloce a banda ultrabanda al centro della sua politica industriale.
Open Fiber è nata a fine 2015 con l'obiettivo di costruire una rete in fibra ottica, dopo che l'allora governo a guida Pd ha accusato Tim di agire troppo lentamente nell'ammodernamento della rete di rame.
"Tim non ha particolari incentivi a investire per sviluppare rapidamente la tecnologia a banda ultralarga", si legge nella relazione allegata all'emendamento, di cui Reuters ha letto una copia.
LE POSIZIONI DI VIVENDI E DI ELLIOTT
I ricavi assicurati dalla rete sono fondamentali per l'ammortamento del debito di Tim. D'altro canto, la perdita del controllo della rete sarebbe accompagnata da una riduzione del passivo a livello di gruppo.
Secondo una fonte vicina alla vicenda, il valore della rete aumenterebbe in modo significativo se la remunerazione degli investimenti fosse calcolata con la Rab. "Il multiplo può salire a 10-12 volte dai 4,5 attuali", dice.
La relazione chiarisce che la società unica non è perseguibile "per via autoritativa" perché la scissione della rete Tim richiederebbe "il consenso del suo principale azionista" Vivendi (PA:VIV), a cui fa capo il 23,9% del capitale.
Vivendi appoggia la nascita della società unica, a condizione di detenerne il controllo tramite la maggioranza del capitale. Elliott, a cui fa capo ufficialmente l'8,8% di Tim, sostiene qualunque operazione crei valore per il gruppo.
Il fondo americano ha ottenuto la maggioranza dei voti all'assemblea del 4 maggio e ha così nominato due terzi del consiglio di amministrazione.
Non è stato possibile avere un commento da Vivendi, nè un commento immediato dal fondo Elliott.
-- hanno collaborato Stefano Rebaudo e Lisa Di Giuseppe da Milano e Steve Jewkes da Roma
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