I dazi di Trump colpiscono i mercati: i titoli italiani più coinvolti secondo analisti

Pubblicato 03.02.2025, 10:00
Aggiornato 03.02.2025, 10:35
© Reuters.

OraFinanza - Piovono vendite sui mercati europei questa mattina dopo la decisione di Donald Trump di imporre dazi alle importazioni e le sue parole di un prossimo provvedimento simile anche per l’Europa.

A Milano il FTSE MIB perde l’1,20% dopo un’ora di scambi, mentre fanno peggio il Dax (-1,50%) e il Cac 40 (-1,50%), seguiti dal FTSE 100 (-1,20%) e dall’Ibex 35 (-1%).

Il rosso aveva caratterizzato anche le principali borse asiatiche in scia alla chiusura negativa di venerdì di Wall Street: il giapponese Nikkei ha ceduto oltre il 2%, registrando così la seduta peggiore degli ultimi quattro mesi, il Kospi perdeva il 2,50%, mentre la borsa cinese restava ancora chiusa per festività.

Trump ha deciso dazi del 25% a Canada e Messico, oltre ad alzare di un ulteriore 10% quelli sulla Cina, minacciando anche l’Europea. Le tariffe dovrebbero entrare in vigore domani 4 febbraio, salvo un accordo dell’ultimo minuto.

In risposta alla decisione degli Stati Uniti, il primo ministro canadese Justin Trudeau ha annunciato una contro-tariffa del 25%, mentre la leader messicana Claudia Sheinbaum ha minacciato tariffe di ritorsione. Il Ministero del Commercio cinese ha promesso “contromisure corrispondenti”, senza fornire dettagli, e che presenterà un reclamo all’Organizzazione mondiale del commercio.

“Trump è passato dalle minacce ai fatti”, scrivono da EQUITA. "Non è stato uno shock - era annunciato da settimane - ma gli investitori accuseranno comunque il colpo, con i mercati che prendono atto di una mossa vista quasi universalmente come un danno per la crescita globale e la stabilità finanziaria", spiega Stephen Innes, managing partner di Spi Asset Management.

"Nel breve termine, il mercato si interrogherà sulla reale strategia di Trump sui dazi”, proseguono da EQUITA: “se adotterà un approccio rigido, l'impatto potrà essere una frenata della crescita economica globale, un aumento dell'inflazione e uno stop alla politica di allentamento monetario della Fed, con conseguenze inizialmente negative per i mercati azionari. Se invece i dazi fossero solo uno strumento di negoziazione, ipotesi che al momento riteniamo più probabile, questi effetti non si materializzerebbero".

L’apertura odierna di Milano vede Stellantis (BIT:STLAM) quale titolo peggiore tra le blu chip del FTSE MIB, in crollo del 6% a 12,174 euro, seguita da Pirelli (BIT:PIRC) (-4,50%) a 5,558 euro.

“Pur mancando i dettagli sulle singole merci colpite, in assenza di eventuali deroghe, il settore automobilistico è tra i più colpiti, avendo da anni trasferito in Messico una parte consistente dell'assemblaggio di auto e produzione di componenti (stimiamo che il 25% delle auto vendute negli USA siano prodotte in Messico/Canada)”, spiegano da EQUITA.

"Simulando uno scenario ipotetico di assenza di mitigants, stabilità dei cambi (la probabile svalutazione assorbirebbe parte dei dazi), stabilità dell'inflazione (il cui aumento renderebbe più facile trasferire i rincari dei costi sui prezzi) e un impatto negativo del 10% sul fatturato del business coinvolto", per EQUITA "le società italiane più colpite (inteso come impatto negativo sull'Ebitda 2024) sarebbero nell'ordine Eurogroup (18%), Stellantis (14%), Sogefi (9%), Pirelli (5%) e Brembo (BIT:BRBI) (4%)".

Per gli esperti della sim, quelle "con maggior capacità di tamponare questi effetti negativi" sono Brembo, Pirelli, Eurogroup L., mentre "la più esposta è Stellantis che tipicamente in Nord America genera margini superiori alla media del gruppo (con la sola eccezione del secondo semestre 2024) e che oltre al Messico è anche esposta al Canada (sia come produzione sia come vendite)".

Male anche Campari (LON:0ROY), in calo del 2% a 5,47 euro. "Il fatturato generato negli USA da import messicano vale circa il 7% del fatturato totale di gruppo ed è rappresentato dalla tequila. Stimiamo che dazi del 25% corrispondano a un impatto del 4-5% sull'Ebit 2025. Tutta la tequila è importata dal Messico, pertanto anche i competitor saranno impattati da queste misure: il player più esposto è Becle (circa 70% del fatturato da tequila), seguito da Diageo (LON:DGE) (esposizione poco superiore a Campari). Vediamo quindi la possibilità di assorbire una parte dell'impatto tramite aumento dei prezzi al consumatore finale. Nel caso di Campari stimiamo che l'intero impatto corrisponderebbe a incrementi del 6-7% sul prezzo finale", concludono da EQUITA.

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