S&P Global Ratings ha riconfermato i rating di credito dell’Iraq a lungo e breve termine in valuta estera e locale rispettivamente a ’B-’ e ’B’, mantenendo un outlook stabile. La decisione è stata annunciata il 07.02.2025.
L’outlook stabile si basa sull’aspettativa che le riserve valutarie dell’Iraq continueranno a superare i suoi obblighi di servizio del debito per i prossimi 12 mesi, nonostante i significativi rischi derivanti dall’incertezza politica, dal debole quadro istituzionale e dalla mancanza di diversificazione economica.
L’agenzia di rating ha osservato che la situazione politica e di sicurezza dell’Iraq rimane imprevedibile. Un declassamento potrebbe essere considerato in caso di debolezze percepite nel quadro istituzionale del paese che riducessero la capacità o la volontà del governo di servire il debito. Inoltre, una maggiore pressione sulla posizione fiscale o esterna dell’Iraq, come un calo brusco e prolungato dei prezzi o della produzione del petrolio, potrebbe anche portare a un rating più basso.
D’altra parte, i rating potrebbero essere migliorati se una crescita del PIL superiore alle attese, possibilmente derivante da rinnovati sforzi di ricostruzione, aumentasse la crescita reale e il PIL pro capite del paese, sostenendo gli indicatori fiscali ed esterni. Anche le riforme istituzionali e un ambiente di sicurezza più stabile potrebbero migliorare il giudizio dell’agenzia di rating sulla capacità di servizio del debito del governo.
La conferma dei rating arriva nonostante il piano di espansione fiscale dell’Iraq per il 2023-2025, che dovrebbe portare a un aumento del debito pubblico generale. Si prevede che il deficit di bilancio si allargherà al 6,5% del PIL nel 2025 e raggiungerà una media del 7,2% nel periodo 2026-2028. Nonostante queste sfide, gli indicatori esterni dovrebbero rimanere forti, con il paese che manterrà una posizione patrimoniale netta esterna positiva durante il 2025-2028 e riserve valutarie utilizzabili superiori a 12 mesi di pagamenti delle partite correnti.
Le tensioni politiche sono state acuite dai conflitti regionali a Gaza, in Libano e in Siria. Le tensioni interne potrebbero anche aumentare in vista delle elezioni parlamentari di ottobre 2025. Nonostante questi fattori, S&P Global Ratings sostiene che i consistenti volumi di esportazione di petrolio dell’Iraq sosterranno i surplus esterni e le riserve valutarie, che dovrebbero rimanere superiori a $100 miliardi nel periodo 2025-2028.
Nonostante sia il quarto paese al mondo per riserve di petrolio greggio accertate e il terzo maggiore esportatore di petrolio nell’OPEC+ dopo Arabia Saudita e Russia, l’economia dell’Iraq rimane ostacolata da alti livelli di corruzione percepita e lotte politiche interne. La posizione fiscale del paese rimane volatile a causa della dipendenza dalle entrate petrolifere e dell’alta pressione sulla spesa. Tuttavia, i rating sono sostenuti dai livelli ancora moderati del debito pubblico ed esterno dell’Iraq, dai grandi afflussi di valuta forte derivanti dalle esportazioni di petrolio e da un ampio stock di riserve in valuta estera.
Si prevede che la produzione di petrolio del paese rimarrà sostanzialmente stabile a 4,14 milioni di barili al giorno (bpd) nel 2025, in linea con la sua quota OPEC+. Tuttavia, si prevede che la produzione si riprenderà a 4,40 milioni di bpd entro il 2027, dopo la firma di grandi progetti di investimento petrolifero con compagnie petrolifere internazionali come TotalEnergies SE (A+/Stable/A-1) e BP PLC (A-/Stable/A-2).
Nonostante la sua grande dotazione di idrocarburi e la popolazione, l’Iraq ha un PIL pro capite relativamente basso, stimato a $5.600 nel 2025. La crescita reale dovrebbe rimanere contenuta all’1,3% nel 2025. Il paese continua a dipendere fortemente dall’Iran per le sue necessità di elettricità e gas, nonostante le sanzioni statunitensi imposte all’Iran che comportano ritardi ricorrenti nei pagamenti e conseguenti interruzioni delle importazioni di gas dall’Iran.
In conclusione, lo sviluppo politico ed economico dell’Iraq è ostacolato dalla corruzione diffusa e dalla minaccia di tensioni interne ed esterne. Tuttavia, le sue consistenti esportazioni di petrolio e le ampie riserve valutarie dovrebbero mantenere stabili i rating di credito del paese.
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