Il governo al tavolo dell’M&A bancario aumenta rischi per mercato

Pubblicato 23.05.2025, 16:21
© Reuters. Una persona utilizza un bancomat mentre alcune persone passano davanti alla filiale della banca UniCredit a Roma, Italia, 25 novembre 2024. REUTERS/Yara Nardi

MILANO/LONDRA (Reuters) - La determinazione del governo italiano ad avere voce in capitolo nella riorganizzazione del settore bancario ha reso la situazione sempre più imprevedibile per gli investitori che sei mesi fa avevano salutato con entusiasmo l’arrivo del consolidamento dopo anni di attesa.

Lo stallo tra UniCredit (BIT:CRDI) e il governo sull’Ops per Banco Bpm (BIT:BAMI) e’ il risultato delle condizioni imposte dal governo alla seconda banca italiana, che nei giorni scorsi ha ottenuto da Consob una sospensione dell’Ops per 30 giorni mentre interloquisce con le autorità e ricorre al Tar del Lazio (BIT:LAZI).

L’Italia dispone di poteri speciali sul settore finanziario che può utilizzare per proteggere interessi di sicurezza nazionale, uno strumento di tutela pensato per acquisizioni da attori non Ue che e’ diventato un elemento cruciale per fusioni e acquisizioni nel settore bancario.

"Le cose sono andate in modo completamente diverso dal previsto", ha detto David Benamou, chief investment officer di Axiom Alternative Investments, il cui fondo sulle banche europee detiene posizioni in alcuni istituti di credito italiani.

"Ci sono molte variabili in gioco e quando entra in moto la politica è molto più difficile anticipare i fattori trainanti".

Andreas Kokkinis, professore associato presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università di Birmingham e autore di articoli sulla corporate governance bancaria, ha definito "insolite" le condizioni imposte da Roma all’offerta di UniCredit per Bpm (BIT:PMII).

"Ciò è chiaramente motivato da preoccupazioni di tipo ’interesse nazionale’ e non solo da preoccupazioni per la stabilità finanziaria o la tutela dei clienti", ha affermato, aggiungendo che questo tipo di comportamento può danneggiare gli azionisti e le economie.

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha difeso il diritto del governo di esaminare le operazioni bancarie, affermando che gli Stati dell’Ue sono responsabili della sicurezza nazionale.

Il ministero non ha risposto immediatamente a una richiesta di commento.

Il governo è stato uno degli istigatori della raffica di accordi, quando a novembre ha venduto una quota in Monte dei Paschi di Siena (BIT:BMPS). Da allora, sono salite a sette le transazioni nel settore bancario in soli sei mesi.

POLITICA CONTRO DENARO

La volonta politica di contribuire a definire l’assetto dei sistemi bancari - motivato anche da necessita di tutela dei posti di lavoro - e’ diffusa in Europa e rallenta il consolidamento che banchieri e autorità di vigilanza ritengono necessario.

La Germania si oppone alle mire di UniCredit su Commerzbank (ETR:CBKG), e il governo spagnolo non vede di buon occhio l’offerta di Bbva per la controparte nazionale Sabadell (BME:SABE).

L’Italia rappresenta un banco di prova per l’attività di fusione che aiuterebbe le banche europee a colmare il divario di redditività e valutazione con le rivali statunitensi.

Le speculazioni di M&A stanno contribuendo a mantenere i titoli bancari europei vicino ai massimi di 17 anni, nononstante la pressione al ribasso sugli utili derivante da tassi di interesse in discesa. Gli azionisti intervistati da Reuters sono convinti che non ci sia alternativa alla riduzione del numero di operatori.

"Il nostro paradigma sono gli Stati Uniti", ha detto a Reuters James Davidson, co-gestore dell’Artemis Global Income Fund.

"Il numero di banche statunitensi si è dimezzato negli ultimi 22 anni e ci aspettiamo un ulteriore dimezzamento. Le maggiori banche statunitensi hanno aumentato più rapidamente le proprie quote di mercato, sfruttando tecnologia e dimensioni".

Il governo italiano ha una sua visione e da fine 2022 afferma di voler utilizzare la ri-privatizzazione di Mps, che ha salvato nel 2017, per creare un concorrente di maggior peso per i leader di mercato Intesa Sanpaolo (BIT:ISP) e UniCredit.

"È sicuramente complicato, ma le dinamiche sono piuttosto chiare: la politica da una parte e chi cerca di fare soldi dall’altra. Bisogna trovare un compromesso", ha detto Benamou.

OPPORTUNITÀ E RISCHI

Per perseguire i propri obiettivi, a novembre Roma ha venduto quote di Mps alle famiglie Del Vecchio e Caltagirone, che sono anche importanti investitori in Generali (BIT:GASI) e nel suo maggiore azionista Mediobanca (BIT:MDBI).

Dopo aver sfidato il Tesoro con la mossa su Banco Bpm, l’AD di UniCredit Andrea Orcel ha cercato alleati costruendo una quota del 6,7% in Generali e sostenendo Caltagirone in occasione di un importante voto degli azionisti di Generali.

Rafforzata dall’esito di quel voto, Mediobanca e’ ora impegnata a cercare di contrastare Mps, e sfuggire all’assalto di Caltagirone e Del Vecchio, tramite un’offerta per Banca Generali che il mercato mostra di apprezzare. diobanca.

Per respingere l’acquisizione di Mps, Mediobanca si è rivolta a Banca Generali, che avrebbe finanziato l’operazione cedendo la propria quota nell’assicuratore.

La rete di accordi è complessa, ma per gli investitori il caos delle fusioni e acquisizioni è preferibile alla stasi che per anni ha ingessato il comparto.

"Il consolidamento bancario e’ arrivato, in maniera quasi violenta dopo che per anni ci siamo lamentati della mancanza di transazioni", ha detto Andrea Scauri di Lemanik Asset Management. "Lo vedo positivamente: porta con sé opportunità; anche rischi, se non si centra l’obiettivo, ma questo spetta agli investitori".

Alcuni, tuttavia, temono che i vantaggi derivanti da un minor numero di banche rischino di andare persi.

"Il consolidamento mira a rafforzare le banche italiane, ma le debolezze di governance radicate negli assetti proprietari e le possibili agende politiche rischiano di minare i benefici", ha affermato Guy de Blonay, gestore di fondi presso Jupiter Asset Management, con sede a Londra.

(Tradotto da Claudio Leonel Piacquadio)

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